Notizie ed informazioni di Cosenza e Provincia

“Rincaro degli affitti universitari”: il racconto di un giovane studente cosentino fuori sede a Roma

Luca Falbo è un ragazzo di 21 anni, nasce a Cosenza dove frequenta il Liceo Scientifico E. Fermi

 

 

“La sua casa però è Rovito, un piccolo paese della provincia che fa da crocevia tra la città e la Sila.

Oggi frequenta il terzo anno di medicina a Roma dove si impegna anche nella rappresentanza studentesca rivestendo il ruolo di rappresentante della Facoltà di Medicina e Odontoiatria nella Giunta di Facoltà.

È un ragazzo che si impegna anche in politica essendo iscritto ai Giovani Democratici in Calabria e conseguentemente al Partito Democratico.

Questa sua dedizione non è passata inosservata in quanto giornali come Libero hanno precisato come essendo lui iscritto al PD allora non possa protestare per la sola colpa di promuovere l’idea politica in cui crede.

Tutti vi starete chiedendo, perché una protesta così dura?

Luca ci dice: “Uno studente, in quanto tale, deve avere la prerogativa di studiare e la possibilità di non dover necessariamente occupare il proprio tempo anche da un lavoro part-time, sfruttato, spesso sottopagato e/o a nero.

La parola chiave della nostra protesta è POSSIBILITÀ, la possibilità di poter scegliere di studiare o di lavorare. L’obiettivo a lungo termine che ci poniamo, quindi, è quello di garantire a tutti le stesse possibilità in modo che ci si possa trovare sullo stesso punto alla griglia di partenza.

Abbiamo dormito in più di 20 ragazzi per 4 sere nonostante il sole cocente, nonostante il vento o la pioggia e dormendo qualche ora per ognuna di queste notti, solo per risvegliarci e far sentire la nostra voce con più forza del giorno precedente. L

Lo facciamo perché crediamo in questa battaglia, crediamo che il sacrificio simbolico che stiamo facendo serva a portare veramente l’attenzione sul tema.

E posso dire che abbiamo avuto ragione, l’eco mediatico che ha suscitato questa protesta è di dimensioni gargantuesche, siamo diventati un caso nazionale, tanto da ricevere interviste da praticamente tutte le principali testate giornalistiche italiane, dalla Rai a Mediaset, senza distinzioni di colore politico o convinzioni personali.

Combattiamo perché il merito è tale solo se tutti hanno le stesse condizioni di vita, perché altrimenti diventa fortuna e quando questo diventa fortuna ecco che ci sono ragazzi che sentono di aver fallito, ragazzi che per un esame andato male decidono che forse suicidarsi e andarsene da questo mondo sia la soluzione migliore.

La protesta nasce da Ilaria, una studentessa di Milano che ha iniziato questo Maggio a protestare contro il caro affitti che colpisce milioni di studenti da Nord a Sud. Proprio per questa capillarità del problema anche noi di Sinistra Universitaria Sapienza abbiamo deciso di unirci all’appello lanciato dalle associazioni milanesi.

La protesta è una rappresentazione simbolica di ciò che devono subire gli studenti fuorisede o pendolari che sono costretti a lavorare pur di potersi permettere di studiare e proseguire il proprio percorso universitario.

Non può e non deve essere una protesta puramente ideologica perché su tutti gli studenti interessati grava il peso di questa problematica, siano essi di destra, di sinistra o di altri schieramenti politici.

Siamo stati etichettati da alcuni come studenti viziati e cito: “che non hanno voglia di fare un cazzo”. Non è così, si potrebbe affermare che è vero esattamente l’opposto. Siamo tutti studenti che credono in una società equa in cui le disuguaglianze dal punto di vista economico non compromettano la realizzazione della strada che ognuno di noi sceglie di intraprendere nella propria vita”.

Ma andiamo ancora un po’ in fondo, quali sono le condizioni che lo studente calabrese vive in una città come Roma?

Luca ci risponde così: “ Mi reputo un ragazzo fortunato che ha una famiglia alle spalle che ha deciso di investire sul mio futuro in una città grande come Roma.

Nella mia esperienza come “cercatore di case” ho visto di tutto, veri e propri sgabuzzini affittati come case di lusso a 700/800 € spese escluse.

Oggi vivo in una casa in zona Tiburtina che è un ottimo compromesso dal punto di vista della lontananza dall’università, considerando che impiego ogni mattina circa una mezz’ora per arrivare al Policlinico dove studio.

Spendo quasi 500€ di affitto ogni mese ai quali vanno aggiunti i costi per le tasse della casa e dell’Università, oltre che, chiaramente, alle spese per la cura personale e, banalmente, per mangiare.

Io ho avuto quindi la fortuna di avere un paracadute sociale rappresentato dai miei genitori, da mio fratello e da tutti coloro che credono in me.

Purtroppo però non tutti hanno la mia stessa fortuna e per questo credo che non sia giusto che venga negato ad altri l’accesso alle stesse opportunità che mi sono state concesse dal destino.

Io credo che quando sono i cosiddetti “figli di papà” a stare dalla parte degli ultimi il messaggio che viene narrato ha un valore esponenzialmente più fermo ed importante.

Continuerò sempre, insieme ai miei compagni, a battermi affinché tutti possano avere le stesse possibilità e non si parli più di fortuna ma di garanzie. In una sola parola: DIRITTI” .

Cosa chiedete al governo concretamente?

Luca ci risponde così: “Il rincaro degli affitti viene, da alcuni, considerata un’emergenza ma si tratta piuttosto di un problema strutturale che va affrontato metodicamente e con saldo rigore politico.

A Roma abbiamo chiesto e ottenuto un tavolo di confronto con i rettori delle università e con la Regione per il 18 maggio prossimo e puntiamo sempre di più a fare la nostra parte per poter permettere che tutti possano vivere dignitosamente in una casa ad un prezzo decoroso.

Chiediamo interventi sistematici come un aumento del numero di posti letto messi a disposizione da università e regioni, la creazione di enti, come la Disco Lazio, che si occupino delle borse di studio nelle regioni in cui non esistono, la risoluzione dell’importante problema degli “Idonei non beneficiari” cioè tutte quelle migliaia di studenti che pur avendo i requisiti per poter accedere a queste borse di studio non possono aderire per mancanza di fondi.

Chiediamo accordi tra pubblico e privato, senza andare a discapito di nessuno ma solo a vantaggio degli ultimi, rappresentati in questo caso dagli studenti italiani.

Un dato che testimonia quanto poco vengano presi provvedimenti in merito è la percentuale case pubbliche a Roma che si aggira attorno al 10%, a Milano poco di più con l’obiettivo di raggiungere il 30% entro il 2040. In Austria invece questo stesso dato si aggira attorno al 60%. L’Unione Europea ci dice che il limite minimo dovrebbe essere del 20%

Senza poi parlare di dichiarazioni come quelle dei Ministri Valditarra e Salvini che non meritano di essere commentate ma che sottolineano l’attenzione che viene posta dalle più alte istituzioni.

Alcuni giornali scrivono che un tempo gli studenti facevano molti più sacrifici, mentre quelli di oggi vogliono vivere e studiare in comodità”.

Luca aggiunge nel suo racconto: “Una mia sfaccettatura che mi caratterizza è quella di analizzare le situazioni in base al contesto e per quanto riguarda i sacrifici che facevano gli studenti di un tempo non si può negare che si tratti di una situazione ben diversa da quella attuale in cui il costo della vita non era così alto e il boom economico aveva trasformato l’Italia in uno dei principali paesi per quanto riguarda la ricchezza della nazione.

Qualcosa di cui non si può dire lo stesso oggi.

Non capisco perché solo perché prima si sono fatti dei sacrifici e si continuano a fare oggi, significa che la situazione non debba migliorare.

Se si fanno dei sacrifici e questi sono legati a delle condizioni in cui versa una Nazione, è evidente che ci siano uno o più temi su cui va posta la giusta attenzione affinché possano essere risolti”.”