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Rende, nella chiesa di Gesù Misericordioso il “Pranzo degli anziani” e la festa della Divina Misericordia

“Anziani e giovani sono la speranza dell’umanità. I primi apportano la saggezza dell’esperienza; i secondi ci aprono al futuro, impedendo di chiuderci in noi stessi.”

 

 

“Il monito di Papa Francesco campeggia sulla bellissima e buonissima torta che ha concluso il “Pranzo degli anziani”, tenutosi ieri nei locali dell’Oratorio della Chiesa di Gesù Misericordioso in Santo Stefano di Rende, alle porte di Cosenza.

La Chiesa di Gesù Misericordioso, dedicata nel 2007 dall’allora Arcivescovo di Cosenza, Monsignor Nunnari, custodisce le reliquie di Santa Faustina Kowalska apostola della Divina Misericordia, ed è l’unica a detenere in Italia questo titolo (numerosi invece sono i santuari dedicati alla Divina Misericordia). Il culto legato all’immagine di Gesù Misericordioso è nato grazie ad un sacerdote, dehoniano, P.Vito Liso e un gruppo di fedeli che richiese tale dedicazione.

L’occasione per il pranzo è data dalla festa della Domenica in Albis e della Divina Misericordia così importante liturgicamente, sottolineandola con un gesto di condivisione e di accoglienza.

In questa circostanza il giovane vulcanico parroco, don Mario Ciardullo, come ci ha spiegato lui stesso, ha voluto rendere concrete le parole di Papa Francesco pronunciate durante il Giubileo straordinario della Misericordia e cioè che “la misericordia che riceviamo dal Padre non ci è data come una consolazione privata, ma ci chiama ad essere strumenti affinché anche altri possano ricevere lo stesso dono”. Il cardinale Konrad Krajewski elemosiniere apostolico ha ricordato recentemente che “la misericordia si rende visibile e tangibile in un’azione concreta e dinamica” e che bisogna “dare spazio alla fantasia della misericordia per dare vita a tante nuove opere, frutto della grazia”… Perché allora, si è detto don Mario, non usare un po’ di fantasia e far scendere in campo, anzi in oratorio, le “forze” su cui può contare? Caep, Consiglio parrocchiale, giovanissimi, volontari dell’oratorio, vengono mobilitati dal Parroco che ha voluto una giornata all’insegna della gioia e della dimenticanza delle ferite, delle solitudini, delle amarezze che tanti anziani provano sulla propria pelle.
Gli anziani relegati in quella che Francesco chiama la cultura dello scarto “non possono essere derubricati dall’agenda delle priorità” come è scritto nell’Evangelii gaudium; nel grande salone dell’Oratorio “Carlo e Chiara”, presidente, volontari, parroco hanno imbandito i tavoli decorati con “i colori della Misericordia”, bianco dell’acqua del Battesimo e il rosso del Sangue di Gesù; qui sono stai accolti i settanta anziani giunti per passare la domenica in allegra compagnia.

Gratuitamente è stato offerto loro un ricco pranzo, con menù in bella vista, distribuzione della preghiera dell’anziano e fiori a ricordare la primavera ormai arrivata…Ogni dettaglio del lauto pranzo è stato curato con amore e generosità e si è concluso con il taglio della torta e il brindisi. Ottima l’organizzazione dei volontari e dello chef Costantino addetto alla cucina, mentre i giovanissimi si sono calati nei panni dei “camerieri”; tutti hanno fatto in modo che i “nonni” si sentissero a loro agio in un clima di festa.

“Un popolo che non custodisce i nonni e non li tratta bene, ha sostenuto più di una volta il Papa, è un popolo che non ha futuro!”: la scelta di coinvolgere i giovani nel servizio alla comunità è stata voluta da Don Mario Ciardullo e dagli educatori, per vivere un momento di comunione tra vecchie e nuove generazioni, che possa essere, non solo un segno concreto di come la Chiesa debba muoversi nei confronti dei più “deboli” e “ultimi”, ma che sia innanzitutto, un segno di prossimità e di vicinanza ai fratelli più in difficoltà, in cui dobbiamo imparare a scorgere, il volto di Cristo. Sempre.

Si riceve sempre più di quanto si dà, quando a dare è il cuore: si è pregato insieme tenendosi per mano, si sono ascoltate le chiacchiere e le confidenze di chi spesso si sente solo e dimenticato.
Ci si è commossi e pianto con chi piangeva per aver perso un figlio, Simone, nella cui memoria è stata organizzata la giornata di fraternità, di aver donato ad ognuno dei presenti anche solo un attimo di gioia e di distrazione.
Sorrisi, strette di mano, abbracci, confidenze, lacrime, balli dei bei tempi andati hanno segnato questa giornata in una comunità di seimila anime, dove in un anno e mezzo di permanenza don Mario Ciardullo ha puntato a rimettere Cristo al centro con l’Adorazione Eucaristica, chiedendo a gran voce l’unità intorno alla parrocchia intesa come casa accogliente.

Al termine della giornata è seguita la celebrazione della Festa liturgica della Divina Misericordia, presieduta dall’attuale Arcivescovo di Cosenza, S.E. Mons. Giovanni Checchinato, il quale ha sottolineato che “quando riusciamo a vedere Gesù presente anche noi sperimentiamo la gioia, ma non la gioia di chi ha tutto nelle mani, di chi ha i superpoteri e ha risolto tutti i problemi personali, comunitari e del mondo, no! Chi incontra il Signore può essere nella gioia anche di fronte all’esperienza delle ferite. Gesù infatti mostra ai suoi discepoli delle ferite: la gioia che loro ricevono da parte del Signore passa attraverso le mani, i piedi, il costato, ed è una gioia che pacifica il nostro cuore e ci rende uomini e donne diversi in mezzo ad una umanità che tanto si affanna senza la pace del Cristo Risorto”.

“Siate misericordiosi come il padre vostro” il motto con cui Francesco ha indetto l’Anno Santo della Misericordia, quale giorno e modo migliore per imparare l’amore e la condivisione?”

 

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