Perché gli esseri umani ricorrono a rituali e oggetti portafortuna
Fin dai tempi antichi, gli esseri umani hanno cercato modi per propiziarsi la buona sorte ed allontanare la sfortuna. Questo desiderio di controllare in qualche modo il fato ha portato alla nascita di una varietà di tradizioni, rituali e oggetti portafortuna in tutto il mondo. Ogni cultura ha sviluppato le proprie usanze, spesso basate su antiche credenze religiose o spirituali. Sebbene la razionalità moderna tenda a guardare con scetticismo a queste pratiche, per molte persone rappresentano ancora un modo per sentirsi più sicure e ottimiste riguardo al futuro.
Scaramanzie nello sport
Lo sport, con la sua imprevedibilità e la posta in gioco emotiva, è un ambito dove scaramanzia e ritualità si esprimono con forza. Molti atleti professionisti hanno i loro portafortuna o compiono gesti rituali prima di una competizione. Possono essere oggetti personali, abitudini nel vestirsi o nel riscaldamento, o perfino frase e preghiere.
Un caso curioso è quello di Serena Williams, tennista pluricampionessa, che ha confessato di aver indossato un orecchino molto ingombrante proprio per “scaramanzia”. Anche Michael Jordan, stella del basket, indossava sempre i pantaloncini dell’università sotto la divisa. Insomma, ogni campione ha i propri riti per placare la tensione e sentirsi più sicuro.
Riti propiziatori nell’antichità
Fin dai tempi più remoti ritroviamo rituali apotropaici o scaramantici. Nell’antico Egitto, per proteggere le tombe reali, si seppellivano statuette raffiguranti servitori, perché accompagnassero il faraone nell’aldilà. Anche i Romani ricorrevano a svariati riti, come bruciare incenso, appendere amuleti fallici o tortore sacrificali. Persino gettare sale alle spalle era un gesto scaramantico, che arriva fino ai giorni nostri. Insomma, il bisogno di placare l’ignoto tramite oggetti o azioni propiziatorie accomuna diverse epoche storiche.
Bizzarri rituali in Asia
Una delle aree del mondo con le tradizioni più curiose per attrarre la buona sorte è l’Asia orientale. In Giappone, per esempio, è diffusa la consuetudine di lanciare fagioli secchi durante il festival di Setsubun. Si ritiene che questo rituale serva per scacciare gli spiriti maligni e accogliere l’arrivo della primavera e dell’anno nuovo. Un’altra usanza è quella di appendere una carpa, chiamata koinobori, fuori dalla casa in occasione della festa dei bambini. La carpa nuotante simboleggia la forza e la perseveranza, e si pensa porti prosperità.
In Cina sono popolari diversi simboli e gesti propiziatori come i qilin, creature mitologiche che si dice portino fortuna, o lo sventolare un pettine rosso per augurarsi di avere figli. Durante il capodanno cinese si usa poi appendere lanterne e poesie fuori dalla porta di casa per attrarre energia positiva. Anche in Thailandia il capodanno cosa è caratterizzato da rituali apotropaici come pulire a fondo la casa o preparare offerte per gli spiriti.
Scaramanzia e corni portafortuna
Le corna, in particolare quelle di cervo, sono un antichissimo simbolo di buon auspicio e fertilità, diffuso in molte culture europee. Presso i popoli italici il corno era consacrato all’antico dio Fauno. Nell’antica Roma si usava anche come gesto apotropaico, facendo le corna con le dita. Il potere scaramantico del corno è sopravvissuto nel cornetto portafortuna, come pure in alcuni gesti come toccare ferro o legno per scongiurare la sfortuna.
Anche figure mitologiche come il folletto o le fate sono state storicamente associate alla fortuna. Non a caso il quadrifoglio è un altro dei portafortuna più noti, legato appunto alla cultura celtica e al mondo fatato. Il tre è considerato un numero magico, da cui la credenza che i doni e gli eventi importanti arrivino in tre.
La scaramanzia al casinò
I casinò, templi del gioco d’azzardo, sono ambienti intrisi di scaramanzia. Ogni giocatore ha i propri rituali e portafortuna per tentare di attrarre la dea bendata. Gesti ripetitivi, oggetti personali, abbigliamento preciso, formule e preghiere: al tavolo verde tutto è concesso pur di cambiare le sorti del fato.
Una scena cult che ben rappresenta queste manie è tratta dal film “Fantozzi” del 1975. Il ragioniere più sfortunato d’Italia si reca al casinò di Montecarlo ed è costretto dal Mega Presidente della Megaditta a ripetere ossessivamente i gesti che stava compiendo nel momento di una giocata fortunata, da toccare il didietro del presidente a bere ettolitri di gasatissima acqua Perrier.
Anche nei casinò online non mancano i giocatori scaramantici (qui la lista completa). C’è chi segue routine precise, chi possiede amuleti digitali o sceglie solo determinati numeri. Insomma l’istinto di placare il caso tramite ritualità magica resiste anche nell’era digitale.
Tradizioni ancora vive
Anche il Natale ha le sue usanze propiziatorie, che spesso mescolano sacro e pagano. In molti paesi c’è l’abitudine di appendere il vischio, pianta dalle proprietà magiche già per i Celti e i Druidi. Baciarsi sotto il vischio dovrebbe portare amore e felicità. Altra tradizione è quella di portare in casa un abete decorato, probabilmente eredità di rituali pagani legati al solstizio d’inverno. In Italia si usa poi bruciare il ceppo di Natale, un grande tronco, la cui durata rappresenterebbe la fortuna futura. In Spagna c’è la consuetudine di mangiare 12 chicchi d’uva a capodanno, una per ogni rintocco, per augurarsi 12 mesi di prosperità. Insomma, ogni paese ha i suoi metodi per propiziarsi la fortuna nell’anno venturo.
Conclusione: il potere rassicurante dei rituali scaramantici
Le tradizioni propiziatorie, per quanto possano sembrare irrazionali a uno sguardo moderno, hanno un forte significato psicologico. Rappresentano il tentativo dell’uomo di esercitare un controllo sul fato, placando le proprie ansie. I rituali offrono una parvenza di ordine al caos, una sensazione rassicurante di agire per determinare la propria sorte.
Gli oggetti portafortuna assumono spesso un valore affettivo, diventando veicolo di speranza. Insomma, per quanto illusori, questi gesti scaramantici danno conforto. Rimangono quindi radicate in quasi tutte le culture, reinventandosi anche in forme nuove. Segno di quel bisogno innato di sentirsi, in qualche modo, timonieri della propria esistenza.