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Più lavoro (smart) al Sud: il South Working proposto da Accenture

Maggiore attenzione al benessere dei team: è questa la priorità delle aziende italiane. Dopo il boom dello smart working durante la pandemia, l’obiettivo è continuare su questa strada, sfruttando i benefici e le opportunità che il lavoro da remoto offre per aumentare l’occupazione anche al Sud.

L’iniziativa di Accenture e la rivoluzione del lavoro “smart”

L’azienda Accenture, che attualmente vanta 20 mila collaboratori in Italia, 721 mila nel mondo e 2.500 solamente a Cagliari e Napoli, ha mire espansionistiche in tutto il Sud del Paese. Per la precisione, sono ben 3000 le persone che faranno ingresso soprattutto nelle località di Bari e Cosenza e che saranno selezionate tra le fasce più deboli di cittadini.

 Parità di genere, inclusività, disabilità, benessere emotivo e formazione: sono queste le priorità di Accenture, che ha ripensato la sua leadership dopo i forti cambiamenti della società negli ultimi anni. Diversity ed inclusione sono quindi i capisaldi dell’azienda, che ha già annunciato la sua missione: riportare a casa i talenti, raddoppiando così il lavoro nel Sud Italia.

 Lavoro che però si sta trasformando, anche grazie alla pandemia. Il Covid-19 ha infatti accelerato un processo già in corso, permettendo non solo alle aziende di perfezionare i flussi di lavoro e la produttività, ma anche ai lavoratori di usufruire dei numerosi vantaggi offerti dallo smart working. Oggi, infatti, sono moltissime le professioni che permettono di lavorare completamente online, e migliorare così anche il proprio work life balance. 

South Working, la soluzione per il rilancio del Sud Italia

Come riportato nella ricerca condotta da Randstad e dalla Fondazione per la Sussidiarietà (FPS) sono sempre di più le aziende italiane interessate agli hub di lavoro, spazi di coworking o veri e propri uffici al Sud Italia. Ciò rappresenterebbe un vero e proprio rilancio per un meridione sempre più destinato a un notevole calo della popolazione, anche a causa della scarsità delle offerte di lavoro.

Secondo i ricercatori, infatti, entro il 2030 ci sarà una riduzione dell’11% degli abitanti tra i 20 e i 64 anni. Per questo motivo, il south working rappresenta una grande opportunità per lo sviluppo delle aree più fragili e per l’abbattimento delle diseguaglianze. Nuovi posti di lavoro, nuove occasioni di crescita favorirebbero infatti la permanenza dei lavoratori nella propria terra, riqualificata sia economicamente che socialmente.

Infrastrutture digitali, spazi adeguati, cooperazione tra aziende, Comuni e università saranno necessari per il funzionamento del progetto, che inciderà fortemente anche sulla crescita dell’intero Paese.