Tra i 34mila preti diocesani si segnala Don Gianni di Luca, parroco dei Sacri Cuori di Castrovillari, in prima linea durante l’emergenza coronavirus
“Preti diocesani e comunità non si sono fermati davanti al Covid e molti hanno progettato la rete di interventi fraterni che dà man forte a famiglie e imprese nella lunga crisi sociale che stiamo vivendo.
Tante le iniziative messe in campo per offrire sostegno spirituale a portata di voce. Come Noi restiamo in ascolto, progetto della Caritas diocesana di Cassano all’Jonio (Cosenza), promosso e coordinato da don Gianni Di Luca.
Sacerdote da venticinque anni, parroco dei Sacri Cuori di Castrovillari (Cs), già vicario della Caritas, Don Gianni è in prima linea da quando è scoppiata l’emergenza coronavirus, supportando le persone in difficoltà a causa dell’espansione della pandemia nel territorio calabrese. La Caritas diocesana di Cassano all’Jonio non si è mai fermata ed ha rilanciato con il Vescovo, Monsignor Francesco Savino, alcuni servizi per essere vicino a chi ha bisogno.
“Oltre ad implementare la linea del Centro di Ascolto diocesano per i bisogni più urgenti delle persone in fragilità – spiega Don Gianni – è stato attivato un nuovo servizio di supporto psicologico per personale medico, infermieristico, operatori sanitari e volontari impegnati in prima linea, per tutti coloro che si trovano in quarantena o in isolamento volontario, familiari dei pazienti ricoverati, anziani, persone con disabilità e per chiunque viva una difficoltà emotiva legata al Covid 19”.
Il Centro di Ascolto, per i bisogni più urgenti delle persone fragili, è attivo al n.379.1883897 dal lunedì al venerdì, dalle 9.00 alle 13.00, e mercoledì e giovedì, dalle16.00 alle 18.00, mentre il supporto psicologico viene fornito martedì, giovedì, e sabato dalle 11 alle 13 al numero 379 1811428.
Secondo i dati della Caritas diocesana se, nella fase pre-emergenza, il centro di ascolto aveva effettuato solo 110 interventi, durante il lockdown ben 2.188 persone hanno richiesto un sostegno, reso possibile grazie ad una rete solidale composta da quarantacinque volontari, di età compresa tra 25 e 40 anni.
Lo scoppio della pandemia ha lasciato dietro di sé, dunque, una serie di situazioni problematiche dovute ad una notevole diffusione del precariato e ad un aumento dei cosiddetti “nuovi poveri”, persone che hanno perso improvvisamente il lavoro. Ne è derivato un aumento considerevole di famiglie e imprese in difficoltà che, spesso, hanno fatto ricorso a prestiti e all’usura.
Dietro i numeri ci sono volti, storie, relazioni, fragilità che – dichiara Don Gianni al Sir – come Chiesa abbiamo accompagnato, sostenuto e incoraggiato. Dietro questi numeri c’è la dignità di persone provate ma non piegate, numeri che soprattutto ci dicono che il lavoro da fare è ancora molto e che come Chiesa non possiamo smettere di pensare che stiamo ‘tutti nella stessa barca’, che non possiamo rifugiarci dietro facili proclami o peggio dietro un culto disincarnato”.
La Caritas diocesana ha assunto subito un ruolo primario nell’attività di prevenzione e sostegno.
“Spesso il primo approccio con una famiglia in difficoltà – prosegue Don Gianni – avviene proprio in un centro d’ascolto Caritas, o in contesti ad esso collegati come le parrocchie. Sono proprio i parroci che riconoscono una famiglia in crisi economica e la indirizzano verso una fondazione antiusura.
Non tutti i soggetti che vivono una forte crisi economica, infatti, riescono a chiedere aiuto in modo tempestivo.”
Ad occuparsi di loro ci sono le fondazioni antiusura e le Caritas diocesane che svolgono un ruolo decisivo nel contrasto di questa piaga sociale e si occupano sia della prevenzione dell’usura che del supporto a famiglie ed imprese in fallimento economico.
Secondo una ricerca condotta dalla Consulta Nazionale Antiusura nel 2019 le 3 province più esposte al rischio di usura in Italia si trovano tutte in Calabria e sono Crotone, Reggio Calabria e Cosenza.
Lo studio, che ha coinvolto tutte le province del territorio nazionale ed ha indagato il fenomeno di indebitamento patologico, ha rilevato che “nel corso degli undici anni della crisi finanziaria, in tutto il Paese, il numero delle famiglie in fallimento economico – per debiti accumulati e per bilancio deficitario – è passato da circa un milione 277 mila unità a quasi due milioni (1.959.500), riscontrando un aumento del 53%. Le famiglie italiane, quindi, fino allo scorso anno risentivano ancora degli effetti della crisi economica cominciata nel 2008, e adesso, ai tempi del covid-19, devono compiere ulteriori sforzi per preservare la propria stabilità economica. Il profilo delle persone ascoltate dalle fondazioni antiusura in Calabria, secondo i dati raccolti, è molto vario e comprende anche professionisti di ogni sorta come medici, commercianti e dipendenti pubblici.
La sfida per le Fondazioni e le Caritas passa, dunque, attraverso interventi sul territorio per sostenere i più fragili. Una vera e propria rete di ascolto e solidarietà, distribuita in modo capillare sul territorio nazionale che, grazie ad un ‘fondo di prevenzione’, proveniente da finanziamenti statali, presta garanzie alle banche al posto dei cittadini.
Don Di Luca e altri 34 mila sacerdoti in tutta Italia hanno bisogno di essere aiutati nel compiere la loro missione attraverso una offerta per il sostentamento dei sacerdoti. Direttamente dal sito www.insiemeaisacerdoti.it
Le Offerte per i sacerdoti: diverse da tutte le altre forme di contributo a favore della Chiesa cattolica, perché espressamente destinate al sostentamento dei preti diocesani, le offerte deducibili rappresentano un importante contributo alla vita di tutte le comunità italiane, oltre che della propria.
Dal proprio parroco al più lontano.
Ogni fedele è chiamato a parteciparvi, a titolo personale o della propria famiglia.
L’Offerta è nata come strumento di comunione tra sacerdoti e popolo di Dio e delle parrocchie tra loro.
Per dare alle comunità più piccole gli stessi mezzi di quelle più popolose, nel quadro della ‘Chiesa-comunione’ delineata dal Concilio Vaticano II.
Nel 2019 sono state raccolte 84.699 Offerte, per un totale di 7.837.075 euro. Queste concorrono a rendere possibile la remunerazione mensile di quasi 34.000 sacerdoti di cui 30.664 sono a servizio delle 227 diocesi italiane, tra questi circa 400 sono stati impegnati nelle missioni nei Paesi del Terzo Mondo come fidei donum mentre 2.848, per ragioni di età o di salute, sono in previdenza integrativa.
Nel consuntivo relativo al 2019, il fabbisogno complessivo annuo per il sostentamento dei sacerdoti è ammontato a 525,5 milioni di euro lordi, comprensivi delle integrazioni nette mensili ai sacerdoti (12 l’anno), delle imposte Irpef, dei contributi previdenziali e assistenziali e del premio per l’assicurazione sanitaria.
A coprire il fabbisogno annuo provvedono: per il 16,7% in prima battuta gli stessi sacerdoti, grazie agli stipendi da loro percepiti (per esempio quali insegnanti di religione o per il servizio pastorale nelle carceri e negli ospedali); per il 7,5% dalle parrocchie presso cui prestano servizio.
Il resto è assicurato per il 6,5% dalle rendite degli Istituti diocesani per il sostentamento del clero, per il 67,6% dalla CEI con una parte dei fondi derivanti dall’8xmille e l’1,7% attraverso le Offerte deducibili per il sostentamento del clero indirizzate all’Istituto Centrale Sostentamento Clero.
Ad oggi quindi le Offerte coprono solo circa l’1,7% del fabbisogno e per remunerare i nostri sacerdoti diocesani bisogna ancora far riferimento all’8xmille. Nonostante questa piccola percentuale, sono espressione della corresponsabilità dei fedeli verso i sacerdoti.
I contributi versati, infatti, vengono inviati all’Istituto centrale sostentamento clero di Roma, che li distribuisce equamente tra i preti diocesani assicurando così una remunerazione mensile che va dai 903 euro netti al mese per un sacerdote appena ordinato, fino ai 1.405 euro per un vescovo ai limiti della pensione.
Il contributo è deducibile fino ad un massimo di 1.032,91 euro l’anno.”