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Lipu: “Morìa di rondoni maggiori per caduta dal sito di nidificazione.”

Riceviamo la lettera che questa sezione Lipu ha inviato oggi a diversi Enti del territorio in merito alla moria di pulli di rondoni maggiori per caduta accidentale dal nido

 

 

 

“Egregi Signori, Spettabili Enti,

già lo scorso anno questa sezione Lipu in data 09.07.2021 comunicava tramite pec, con lettera di pari oggetto, una problematica rondoni riscontrata nella città di Cosenza e, in misura minore, in quella di Rende e che, puntualmente, si è ripresentata anche quest’anno.

In questa attuale comunicazione abbiamo ritenuto opportuno inserire anche la Polizia Provinciale perché da sempre attenta alle problematiche ambientali e l’ASL Servizio Veterinario di Cosenza per i problemi di ordine igienico sanitario che tale situazione potrebbe comportare.

Cosenza è una città che ospita una presenza importante di Rondone maggiore (Apus melba), una specie rigorosamente protetta (Convenzione di Berna, all. II); (Legge nazionale 11 febbraio 1992, n. 157) e non molto diffusa in Italia.

E’ una specie migratoria a lungo raggio, svernante in Africa Meridionale.

In Italia arriva a metà marzo e ripartire, per i quartieri di svernamento, entro la terza decade di ottobre.

I rondoni, come del resto rondini e balestrucci sono importanti (e quindi vanno protetti) non solo per il loro valore intrinseco (vanno ad aumentare la cosiddetta biodiversità) ma anche per il loro comportamento e per la loro riconosciuta utilità.

Queste specie si cibano esclusivamente in volo di insetti, prevalentemente mosche e zanzare.

È stato valutato che una città di medie dimensioni (100-150.000 abitanti) può ospitare circa 10.000 tra rondoni, rondini e balestrucci che nei 4-5 mesi di presenza arrivano a mangiare 63 tonnellate di mosche e zanzare.

In Italia, si stima una popolazione di Hirundinidi (rondini e balestrucci) e Apodidi (rondoni) tra i 3 e i 6 milioni di individui adulti nidificanti, ai quali, entro la fine della stagione, si aggiungono dai 7 ai 13 milioni di giovani.

Si calcola che ogni anno vengono predate dalle 12 alle 31 mila tonnellate di mosche e zanzare in modo assolutamente ecologico, senza inquinare!

Nella città di Cosenza sono presenti migliaia di individui di Rondone maggiore con nidificazioni su diversi palazzi ma concentrati sostanzialmente in tre grosse colonie.

Una di queste è presente, ormai da diversi anni, sotto un ponte cittadino (la cosiddetta sopraelevata) che attraversa la città da est ad ovest per una lunghezza di circa 1 km.

I nidi vengono allocati nei giunti di dilatazione del ponte, fessure di 5-7 cm di larghezza che, nella parte sottostante alla carreggiata, sono aperti, mentre superiormente (la parte carrozzabile) il giunto è sigillato con griglie o materiale plastico.

I rondoni ovviamente accedono al giunto dalla parte inferiore del ponte.

La problematica, anche se in misura molto più contenuta, è presente anche nel comune di Rende, in alcuni tratti in cui la suddetta sopraelevata attraversa il territorio, in particolare su Via Panagulis.

Cosa sta succedendo, presumibilmente da diversi anni:

Dallo scorso anno abbiamo constatato come diversi pulli, nell’ordine di decine al giorno, non ancora in grado di volare, cadono a terra.

Nella stagione riproduttiva 2021, abbiamo stimato circa 5-600 piccoli di rondoni maggiori caduti schiacciati dalle macchine, da pedoni, predati da cani e gatti o che restano a terra in attesa di morire, una vera e propria strage!

Per quello che abbiamo potuto fare ne abbiamo recuperati alcuni trovati ancora in vita e smistati al CRAS di Rende, ma tutto ciò diventa molto complicato.

Questo oltretutto solleva anche una questione igienico sanitaria perché i corpi morti degli uccelli attirano mosche, topi ed altri animali predatori necrofagi.

Attualmente, in questa stagione riproduttiva appena iniziata, sono circa 70 i rondoni stimati morti a terra!

Perché cadono?

Abbiamo individuato due motivi, egualmente importanti, che insieme portano alla caduta dei piccoli dal nido:
1) le macchine, ma soprattutto camion e tir, passando sopra la carreggiata provocano forti vibrazioni alla struttura;
2) il nido dei rondoni inoltre non è ancorato alla base, ma sui due lati della fessura e questo da meno stabilità, appoggio e spazio vitale ai piccoli;
Condizioni queste due che portano facilmente i pulli a cadere a terra quando ancora non sono in grado di volare.

Cosa è possibile fare nell’immediato?

L’unica cosa che si può fare in questa fase è la rimozione dei rondoni morti a terra e il recupero di quelli vivi per trasportarli ad una struttura di recupero. Per fare ciò occorre eseguire dei controlli periodici giornalieri, almeno due al giorno, da qui a fine luglio.

La nostra associazione non ha però le risorse umane adeguate per poter eseguire costantemente questa attività ma potrebbe coordinarsi e alternarsi ad esempio con i giardinieri ed operai comunali qualora ci fosse questa disponibilità.

Questa è un’operatività che non può essere rimandata, ma necessita di un intervento immediato, ne va della vita di centinaia di piccoli rondoni, specie, come già ampiamente evidenziato, particolarmente protetta e utilissima all’ambiente.

Come potrebbe essere risolto il problema?

Il problema non sarà di facile risoluzione, anche perché l’obiettivo prioritario rimane quello di salvaguardare la colonia di rondoni maggiori senza intaccare i siti di nidificazione.
Premesso ciò si potrebbe partire, in una prima fase sperimentale già entro la fine di questo anno, provando a chiudere 3-4 giunti con del materiale appropriato, solo però in alcuni tratti, alternando cioè tratti chiusi (20-30 cm) a tratti aperti così da consentire comunque l’accesso degli adulti al sito ma limitare la caduta dei piccoli;
Contestualmente si può provare a chiudere totalmente 2-3 giunti e, in corrispondenza, installare una decina di cassette nido specifiche per rondoni maggiori così da sopperire alla mancanza dei siti riproduttivi per quelle coppie che si vedono negato l’accesso al sito. Questo potrebbe anche essere un modo per saggiare il gradimento e l’accettabilità delle strutture da parte della specie.
Quando nella prossima stagione riproduttiva (Marzo – Luglio 2023) si capirà quali dei due metodi si rivelerà più funzionale, questo potrà essere esteso a tutto il sito di nidificazione della colonia.

Questa tipologia d’intervento richiede ovviamente un’autorizzazione oltre che condivisione e collaborazione da parte degli Enti interessati, necessaria per l’esecuzione dei lavori, per la realizzazione delle cassette nido, oltre che per l’installazione delle stesse.

Chiediamo altresì un incontro con le parti interessate per illustrare in maniera più esaustiva la problematica appena accennata.

Certi della vostra sensibilità verso codesta problematica, vi ringraziamo per l’attenzione e restiamo in attesa di un vostro cortese riscontro.”