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Lettere 2.0: “Storia di un ospedale senza dignità. Mia madre morta sola senza i suoi cari accanto.”

Riceviamo le parole della nostra lettrice Jessica:

 

 

“Mi chiamo Jessica, ho 28 anni e dopo un anno e mezzo dalla morte di mia madre e dopo vari articoli vostri che ho potuto leggere, ho deciso di scrivere la mia storia.

Premetto che mia madre aveva una patologia importante al fegato, la cirrosi biliare primitiva tenuta sotto controllo e per la quale avrebbe dovuto sottoporsi nel corso della primavera 2022 ad un trapianto, che ancora non era stato fissato in quanto mia madre non era  considerata una paziente “così grave”.

Il giorno di Natale del 2021, dalla mattina, mia madre cominciava a non sentirsi molto bene, da un paio di settimane si curava per ulcera alla gamba e questo non le permetteva di camminare molto bene.

Chiamando i medici, in quella giornata, ci spiegano che il suo malessere poteva essere dovuto alla gamba ma che, se fosse peggiorata, di andare in ospedale.

Mia madre sempre nel giorno di Natale ha cominciato a non parlare bene, come se avesse un ictus o ischemia in corso (da ignoranti) e non riusciva finanche ad andare in bagno ad urinare.

Allarmati chiamammo la guardia medica che, dopo averla visitata, constatò che mia madre fosse piena di liquidi in corpo e che aveva un blocco renale, pertanto era il caso di andare al pronto soccorso.

Arrivò l’ambulanza, la salutammo, preoccupati ma sereni che di lì a qualche giorno sarebbe tornata a casa.

Qui iniziò il calvario.

Mia madre venne trasportata al pronto soccorso, io e mio padre con lei ma in macchina, purtroppo non siamo potuti entrare con lei.

Arrivò intorno le 10.45 al pronto soccorso, nonostante la gravità della situazione, che noi da ignoranti abbiamo potuto constatare, a mia madre fecero solo un tampone per il Covid e l’esito arrivò solo dopo un’ora e mezza! E già questo è abbastanza grave, ammesso che mia madre potesse avere la qualunque cosa, in un’ora e mezza si poteva salvare qualsiasi persona o almeno provarci.

Nel frattempo mia madre era lucida e mi chiamava, mi chiedeva dove fossimo e io le spiegavo che non ci facevano entrare ma di stare serena che eravamo fuori, lei mi aggiornava che ancora l’esito del tampone non era arrivato e che stava aspettando.

A mezzanotte mio padre decide di entrare per avere notizie più certe, perché mia madre parlava male e non capivamo benissimo.

Mio padre trovò mia madre su di una brandina nel pronto soccorso, distesa, si allarmò perché era evidente a tutti che lei non stava bene e chiedeva di farla visitare il prima possibile, poi venne mandato via dalla guardia.

Tornando da me in macchina mio padre mi disse tutto, mi disse che l’ha vista davvero molto male e di aspettarci qualsiasi cosa, caddi nello sconforto più totale, e mentre mi disperavo nei pianti mia madre mi chiamò, ancora ricordo le sue parole “Je mi hai chiamata?… “No mamma forse era una chiamata di prima, come stai?“, non capii bene ma disse che era lì che aspettava, le dissi solamente “Mamma ti voglio bene, non ti sforzare ci sentiamo dopo“ fu l’ultima volta che sentii mia madre.

Più tardi verso l’una circa di notte mio padre riceve una chiamata da una dottoressa che finalmente visitò mia madre chiedendo particolari sulle patologia di mia madre, le varie pillole che prendeva e cose così. Lei ci tranquillizzò dicendo di tornare a casa che mia madre sarebbe stata curata.

Sollevati o almeno così pensavamo di essere dopo la chiamata rassicurante della dottoressa tornammo a casa, dato che nessuno ci faceva entrare.

Intorno alle 3 e mezza di notte ci chiamano dicendo che sarebbe stata spostata nel reparto di nefrologia per trattare il blocco renale.

Non dormimmo tutta la notte, mia madre non mi chiamò più, in cuor mio pensavo che forse la stavano visitando o stava riposando.

Alle ore 6 e 30 circa ci chiamano: “Sua moglie è grave venite in ospedale“.

Ci crollò il mondo addosso. Veloci come il vento partimmo da Montalto verso l’ospedale.

Alle 6.45 circa mia madre se ne era andata.

Questo è il racconto, ma la cosa più assurda è la freddezza e la mancanza di tatto che abbiamo riscontrato!
Mia madre è morta sola!

Solo dopo che mia madre è morta ci hanno informato che lei era grave già da quando era arrivata al pronto soccorso, quindi mi chiedo perché tranquillizzarci? Perché non farci stare insieme a lei e tenerle la mano circondata dall’amore di suo marito e delle sue due figlie?

Perché adesso noi dobbiamo portarci dentro per sempre questo magone assurdo di non aver fatto la voce grossa, sbattuto i piedi e minacciato pur di stare insieme a lei ? Perché?

Come fanno a sentirsi con la coscienza pulita? 

E tra le altre cose, quando finalmente abbiamo potuto vedere mia madre, la trovammo su un lettino, buttata lì come non so spiegare cosa, con l’elettrocardiogramma attaccato che non dava cenni di vita.

Appena l’abbiamo vista ovviamente l’abbiamo abbracciata, toccata e sapete cosa è successo di lì a poco ?

Un macellaio, perché chiamarlo infermiere mi sembrerebbe un offesa alla categoria, ci disse: “Che cosa state facendo? Non dovete toccarla, adesso mi ritocca fare tutto daccapo“, c’è mancato poco che questo macellaio non prendesse un bel ceffone nel viso perché nessuno ci aveva detto di non poterla toccare e se così fosse stato allora potevano chiederci di attendere che finivano tutti gli accertamenti del caso post mortem!

Dopo la vicenda chiedemmo la cartella clinica, non sono qui ad incolpare qualcuno, ma mia madre non è stata curata per niente, se non con flebo o cose così, hanno praticamente aspettato morisse perché per loro era già grave e quindi non era il caso di provare a salvarla magari facendole una dialisi o qualcosa per liberarla dai liquidi, ma non sono un medico per cui questa è solo una mia supposizione che credo fermamente, perché si sa come funziona al nostro caro ospedale di Cosenza!

Era Natale, per cui il personale era inesistente, infatti a malapena trovammo in reparto un’infermiera che non sapeva dirci cosa fosse successo a mia madre.

In sintesi mia madre muore a 56 anni, donna giovane, solare e piena di vita, tutti a Montalto la conoscevano per la sua attività lavorativa svolta per più di 10 anni.

Mio padre e noi due figlie adesso abbiamo il cuore a metà per la sua mancanza e soprattutto perché le chiediamo scusa ogni giorno se non siamo riuscite a starle vicino.

Vorrei tanto che i medici e gli infermieri avessero avuto un po’ di umanità in più, ma come ho potuto leggere dai vostri articoli successivi, questa cosa non è cambiata.

Grazie per avermi ascoltata e a mia madre chiedo scusa, spero tu possa perdonarci per averti lasciata sola.

Ti amiamo.”
Jessica