Riceviamo la testimonianza di una nostra giovane lettrice:
“Mi chiamo Ilenia, sono una giovane ragazza di soli 20 anni che esattamente un mese fa ha scoperto di essere positiva al Covid-19, volevo condividere con voi la mia esperienza.
Tutto ebbe inizio il 13 marzo, giorno in cui iniziai ad avere i primi sintomi, quali raffreddore e un leggero mal di testa; inizialmente non avevo minimamente pensato di aver contratto il virus,
La situazione, però, è peggiorata nei giorni successivi quando notai di aver perso i sensi del gusto e dell’olfatto così, preoccupata per questi due sintomi, il 17 marzo mi recai terrorizzata a uno degli studi autorizzati per sottopormi al tampone anti-genico, che risultò positivo.
Subito dopo aver ricevuto l’esito, fui immediatamente contattata dall’ASP di Cosenza, la quale, oltre a prenotarmi per il tampone ufficiale che avrei dovuto nuovamente fare, si premurò di contattare chiunque fosse stato a contatto con me negli ultimi giorni, così da metterli in quarantena obbligatoria per poi sottoporli al tampone.
I primi giorni di isolamento furono terribili, non riuscivo a capacitarmi di aver contratto il virus, mi sembrava tutto assurdo, davvero surreale.
Passai dal girare per casa ridendo e scherzando con la mia famiglia, a chiudermi in camera con guanti e mascherina, disinfettando immediatamente tutto ciò che toccavo.
Pian piano, però, iniziai ad accettare la dura realtà, spingendo me stessa a credere che l’unico modo per affrontare tutto ciò era quello di farmi forza e avere tanta pazienza.
Superati i primi 10 giorni di isolamento, arrivò presto il 26 marzo, giorno in cui tentai il secondo tampone.
Dopo tre giorni di attesa (che vi giuro sembrarono quasi settimane), mi chiamò l’ASP per comunicarmi che, a malincuore, ero ancora positiva e avremmo dovuto vederci nuovamente il 7 aprile.
Purtroppo anche l’esito di quel tampone fu positivo, ma nonostante ciò l’ASP mi disse che siccome erano passati 21 giorni (dal primo tampone positivo) la carica virale del virus era talmente bassa al tal punto da non poter contagiare più nessuno.
Il mio isolamento era terminato, venni però etichettata, e dico letteralmente etichettata, come un “soggetto positivo a lungo termine” e mi consegnarono un documento che lo attestava.
Mi comunicarono, inoltre, che se avessi voluto accertarmi della mia negatività, avrei dovuto rifare il tampone e che avrei potuto scegliere se farlo presso la sede ASP o presso un qualsiasi privato accertato.
Decisi, per comodità personale di farlo privatamente a pagamento, in quanto avrei dovuto aspettare meno tempo per l’esito.
Ebbene, dopo 30 lunghi giorni posso confermare di essere risultata finalmente negativa al tampone.
Nel momento in cui mi hanno comunicato il risultato ho pianto dalla gioia e ho provato un senso di sollievo indescrivibile: il mio incubo era finito.
Da questa mia esperienza ho capito ancor di più la gravità della situazione e per questo mi rivolgo a tutti voi: fate attenzione.
Non si tratta di una cosa da niente, anzi, si parla della vita, una cosa inestimabile che nessuno mai riavrà.
Non parlo solo per noi nuove generazioni che siamo il futuro, ma anche per gli adulti: mamme, papà e nonni che con patologie e sofferenze gravi, essendo più deboli potrebbero risentirne maggiormente.
Spingo, inoltre e soprattutto, i familiari e gli amici a stare quanto più vicino possibile (ovviamente non fisicamente ma affettivamente ed emotivamente) ai loro conoscenti affetti, in quanto posso assicurare che questo virus può distruggere chiunque tanto fisicamente quanto più psicologicamente.
A tal proposito vorrei ringraziare tutte le persone che mi sono state accanto e che mi hanno dato la forza per superare questo difficile momento della mia vita, ovvero la mia famiglia, il mio ragazzo e i miei amici, i quali hanno fatto sì che non crollassi, e il mio medico curante, che mi ha seguita giorno per giorno.”
Ilenia Rosa