Riceviamo lo sfogo di una nostra lettrice
“Mio figlio è uno studente fragile.
Non è fragile perché si spezza eh, perché allergico, perché immunodepresso, lo è perché il solo contrarre una infezione virale si trasforma in una tragedia epica: vomito, disidratazione, febbroni a 41 gradi che si assestano ad una normalità di 38 solo dopo due milligrammi di Bentelan ogni 4 ore, deliri e discorsi onirici da film horror.
Mio figlio è lo stesso che due anni fa è stato portato in Pronto Soccorso dopo aver contratto il virus Epstein Barr (mononucleosi per intenderci) solo perché la sua febbre non scendeva nemmeno con mix di cortisone al di sotto dei 39 gradi, aveva gli enzimi epatici 4 volte superiori alla norma, una splenomegalia da fare paura.
È lo stesso che l’anno scorso, per una semplice influenza stagionale (virus dell’influenza C) ha avuto una miosite acuta che lo ha tenuto per una settimana a letto con flebo, ricoverato in pediatria su un lettino nel corridoio, alle porte della pandemia (ci hanno dimesso il 2 marzo!). Per non perdere scuola ha frequentato anche quella ospedaliera.
Ah, aveva già fatto una settimana di febbrone a casa.
Siamo a Marzo, è andato regolarmente a scuola fino ad adesso sia perché reputo che sia un diritto frequentarla in presenza, sia perché penso che ne abbia bisogno proprio emotivamente per non rischiare una qualche forma di depressione e ansia sociale conseguente all’isolamento o, ancora, di bruciarsi i quattro neuroni sani che ha davanti alla Switch tra Minecraft e Super Mario Bros.
Insomma, per dire che non ho fobia incontrollata da Virus Ebola.
Infatti, è stato proprio il Pediatra di famiglia a ricordarmi che sarebbe stato opportuno, per qualche settimana (2, non di più) tenerlo a casa perché seppur nei bambini il Covid-19 è spesso asintomatico, su di lui non sappiamo che riscontri può avere.
In effetti, ho pensato, se reagisce come alle scorse infezioni, mi toccherà preparare un diario di bordo per scrivere un film alla Spielberg.
Mi direte: allora fallo riconoscere come soggetto fragile e te lo tieni a casa!
Giusto!
Se non fosse che “riconoscere il soggetto fragile” nella burocrazia calabrese è cavilloso, lungo e da spappolamento di fegato.
Vi racconto perché la storia completa è più entusiasmante e più complessa di un ricorso al TAR: preparate i pop corn.
Ottengo certificato di fragilità dal mio medico pediatra.
Invio richiesta ufficiale all’Istituzione scolastica che risponde il giorno seguente informandomi che il certificato medico non basta.
Allora riassumo per semplicità:
1) il pediatra di libera scelta territoriale (ASP) dice che il bambino è fragile e per qualche settimana dovrebbe seguire da casa.
2) la scuola dice che il certificato medico deve essere validato (secondo l’ordinanza ministeriale 134/2020) dagli uffici di medicina legale del territorio (ASP) che non conoscono la storia clinica del bambino e devono dare ragione o torto al loro collega che lavora nel loro stesso ente.
3) chiamo il pediatra, il quale continua a sostenere che non devo raccordare niente perché il suo è un certificato rilasciato già da un medico del territorio che tra l’altro, conosce il bambino e che la scuola deve accettarlo così.
4) richiamo la scuola che mi comunica che il certificato non sarà preso in considerazione.
5) allora mando PEC all’ufficio di medicina legale “senta Commissione, secondo lei il mio medico di famiglia ha ragione? Posso tenermi il figlio a casa per due settimane?”
6) medicina legale non risponde alla PEC.
7) allora che si fa? Chiamo al primo numero, squilla a vuoto. Chiamo al secondo. Squilla a vuoto.
In tutto questo sto anche lavorando quindi non posso stare al telefono eternamente e gli uffici sono chiusi nel pomeriggio, al pubblico.
Non posso chiedere permesso a lavoro, non è il momento.
Quindi riprovo dal bagno del lavoro. Niente. Il telefono squilla.
Il personale è oberato di lavoro.
Sono giorni di cistite acuta, sto più in bagno che alla sedia (e non è giusto e rispettoso!).
Sollecito con PEC. Ma non risponde nessuno. Telefono ma non risponde.
9) il bambino continua ad andare a scuola e a fare il suo dovere.
10) Ri-sollecito. Niente.
Il silenzio.
Cosa resta da fare?
Va bene, contattiamo un avvocato.
Ah no, aspettiamo che forse Spirli’ “chiude”.
Caro avvocato, scriviamola la letterina di diffida, intanto, che abbiamo due giorni prima che il ricorso al TAR faccia riaprire le scuole!
A quanto pare bastano due giorni a far riconoscere un diritto sacrosanto all’istruzione in presenza e settimane per capire se può essere riconosciuto quello alla tutela della salute.
Grazie Calabria.
E che Dio ce la mandi buona.”
Signora Eleonora