Riceviamo lo sfogo della nostra lettrice:
“Buonasera, vorrei raccontarvi la mia esperienza…
Da poco sono stata dimessa con mia figlia dall’ospedale di Cetraro. Quest’ultimo purtroppo è stato il nostro quinto ricovero in 1 anno e mezzo circa. Lei ha avuto bisogno di cure …ed io sono stata notte e giorno a suo fianco.
Questa volta però non riesco a stare zitta sull’argomento pasti e credo che sia un argomento da smuovere con urgenza. Al primo ricovero ero incredula… al secondo, terzo e quarto ho pensato ‘sto zitta e faccio “il sacrificio” per questi pochi giorni’ (stando poi male almeno 1 mese, per circa 1 settimana di ricovero). Ma questa volta no. Questa volta non riesco perché in primis non si può accettare di mangiare quel… non saprei come denominarlo sinceramente… e poi perché non è corretto dover stare zitti e accettare.
Quel pasto viene pagato e profumatamente pure…! È inaccettabile trovarsi davanti piatti “prodotti” 3 o 4 giorni prima e scaldati nella data in cui vengono consegnati (giorno prima o stesso della data di scadenza). Piatti sciolti e contorti, purea a forma di piatto, pesto che tutto è tranne che verde, scaloppina che tutto sembra tranne quanto nominata, timballo di carne che… Vabbè, faccio parlare le foto che è meglio…
Certo non si pretende Cannavacciuolo ma quel mangiare io non lo darei neanche al mio cane. Pensate un po’ nello stomaco di un bambino…
Senza considerare il fatto che in una pediatria il merluzzo, o quel che era, era pieno di spine lunghe quanto un dito.
Allego le foto di alcuni piatti… Mi spiace che non possiate sentirne anche l’odore…
Non è corretto…“
(Lettera firmata)