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Lettere 2.0: Chiusura delle scuole. La preoccupazione di una mamma

Lettera indirizzata al Presidente f.f. Spirlí da una nostra lettrice

 

 

 

“Mi chiamo Maria Pia e sono mamma di due bambini che frequentano la prima e la terza classe della scuola primaria di Castiglione Cosentino, un piccolo paesino in provincia di Cosenza.

Questa lettera viene scritta di getto, immediatamente dopo aver appreso la volontà del Presidente f.f. Spirlí, di voler procedere alla chiusura di tutte le scuole di ogni ordine e grado sul territorio regionale. 

Vorrei dire al Presidente, così come a tutti coloro i quali sostengono questa tesi che, a mio avviso chiudere sarebbe un grave errore.

La scuola è rimasta l’unico contatto con il mondo esterno, l’unica realtà al di fuori del nucleo familiare e l’unico luogo di aggregazione e di confronto, oltre che di crescita e formazione, che questi bambini hanno a disposizione.

Dopo mesi di “reclusione”,  sacrifici, notti insonni e pianti disperati dovuti al diniego addirittura di andare a prendere un gelato e fare una passeggiata in paese, la scuola è arrivata come una ventata d’aria fresca.

Vedere i propri figli alzarsi la mattina presto e correre a fare colazione e a prepararsi per andare a scuola, accertarsi che non sia tardi, vederli correre verso l’ingresso e salutarsi a distanza, attraverso lo sguardo, con le maestre e i loro compagni è la gioia più bella che io abbia mai provato e, contemporaneamente, il dolore più grande.

La scuola che ho vissuto io, così come tutti noi fino a pochi mesi fa, era una scuola fatta di abbracci, pacche sulle spalle, penne confuse col compagno di banco, merendine scambiate o addirittura condivise e ritrovarla così è stato un duro colpo per tutti, per i piccoli in primis. Ma dopo questo primo impatto un po’ “particolare” la gioia del ritrovarsi ha cancellato tutto.

Le maestre hanno avuto ed hanno un ruolo cardine in questo ma la felicità negli occhi dei miei figli all’entrata e all’uscita della scuola, non ha prezzo.

Amano quei banchi, anche se singoli e distanti dai compagni.

Mi riportano ogni giorno racconti estasiati di queste ore trascorse lontano da casa.

Chiedono e sperano di poter continuare così e, a volte, piangono quando si parla di un’eventuale chiusura, anche solo per pochi giorni.

Mio figlio più grande mi ripete sempre: “Mamma a me la DAD mette angoscia. Non voglio vedere la maestra nello schermo del computer e i miei amici nei quadretti. Voglio vederli di persona, dal vivo, anche se non posso abbracciarli posso sempre guardarli negli occhi e parlargli con gli occhi.”

A questo punto vorrei chiedere al Presidente f.f. Spirlí perché arrivare ad una decisione tanto drastica?

Capisco la situazione preoccupante, li leggo anche io, come tutta la popolazione, i numeri e ogni giorno mi preoccupano sempre di più però, abbiamo avuto modo di appurare, in questi primi 30 giorni di attività scolastica che, anche laddove sia spuntato fuori il caso della docente o del collaboratore positivo, il bambino di questa o quella classe, o la positività del genitore o parente stretto, mai e ripeto mai la scuola ha generato un focolaio.

Il caso, o i casi, sono rimasti confinati al singolo individuo.

Questo ci fa capire che l’ambiente scolastico è sicuro e controllato e rappresenta il nostro più grande successo come regione.

Non togliamo questo piacere a questi bambini. Sono stati privati di tutto nei 9 mesi precedenti.

L’affetto e l’abbraccio dei loro nonni, dei loro zii, dei cugini, degli amici, le loro attività preferite sono state chiuse, non escono mai, neanche per una passeggiata al parco o per un gelato e, in alcuni casi, anche il genitore che lavora a contatto con il pubblico è stato costretto ad allontanarsi da loro per motivi di sicurezza.

Allora Presidente mi rivolgo direttamente a Lei, La prego, non tolga loro anche la scuola, a meno che non ve ne siano validi, seri e comprovati motivi.

Parlo da genitore che non ha un lavoro e che non avrebbe molte difficoltà a seguirli a casa.

Parlo da mamma che ama lo sguardo gioioso col quale vede rientrare i propri bambini a casa e che ricorda con terrore gli occhietti spenti e tristi dei giorni di chiusura primaverile.

Spero questa mia richiesta sia una delle tante che vi giungeranno a testimonianza che la scuola è luogo di cultura, di confronto e di gioia irrinunciabile per i bambini ed i ragazzi di ogni età.”

 

Maria Pia I.