Chi ci segue sa che solitamente non pubblichiamo gli auguri per i 10 anni. Non troveremmo lo spazio per accontentare tutti i nostri lettori. Ma Emmanuel, appunto, è speciale…
“Lettera a mio nipote Emmanuel, di Cosenza:
Speciale. Mio nipote è un bambino speciale.
Forse lo pensano tutte le mamme, i padri, gli zii, dei loro figli. Me ne rendo conto. Ma ora so che le cose che Emmanuel non riesce a fare, e quelle che riesce a fare più, e meglio di noi, sono proprio le caratteristiche che lo rendono unico.
Quando era nella pancia, spesso gli parlavo. Immaginavo con lui come sarebbe stato. Cosa sarebbe diventato, da grande. Che forma avrebbero avuto i suoi occhi. Quale luce, il suo sorriso. Mi sono immaginato tante volte di vederlo camminare insieme a me. Mano nella mano. Fino a quando non sarebbe stato in grado di proseguire da solo. Verso la vita.
Allora la mia mano, di carne, avrebbe lasciato il posto alla mano immaginaria. Invisibile. Ma sempre stretta alla sua.
Speciale. Ci ho messo un po’ di tempo a capirlo.
Quando mi hanno detto che mio nipote aveva un danno cerebrale con esiti sulla funzionalità motoria, mi ricordo solo una cosa, che è come mi fosse caduto un palazzo addosso. Quello scricciolo nato prima dell’ottavo mese…
Speciale, mi hanno detto. Sarà un bambino speciale.
Non sono stato in grado di capire subito quanta forza possa abitare dentro un corpo, seppure esile, quando un nipotino ha bisogno di te. E quanto potente possa essere un amore, capace di esuberare i limiti del possibile e di scatenare le forze più incontrollabili che ciascuno ha dentro di sé.
Emmanuel ha tirato fuori delle cose di me che non sapevo di avere. Emmanuel non è la mia ragione di vita. È colui per il quale e grazie al quale io sono.
Speciale. È così, mio nipote. Solo speciale.
A volte, quando incrocio gli sguardi delle persone, mi capita di scorgere nei loro occhi il dispiacere. Riesco a scorgere il loro tormento. A volte guardano me con ammirazione. Se io, tutte le volte, avessi il potere di verbalizzare i loro pensieri, sono certo che sentirei parole che non rispecchiano la nostra condizione. Nei loro occhi, spesso, leggo la disabilità.
Mi diverto a indovinarli, i pensieri di queste persone che guardano me e mio nipote. Che bravo Zio! Quanta forza! Chissà quanto soffrirà! Se fosse successo a me, non credo che ce l’avrei fatta! E io, ogni volta, vorrei poter dire a queste persone che non sanno che il Signore assegna a tutti la stessa capacità di sopportare la vita.
Semplicemente, qualcuno è costretto a misurarsi ogni giorno, con quella capacità. Sono più fortunati di me, tutti loro? Non lo so. So solo che a volte possono dimenticarsi che esistono delle difficoltà contro cui bisogna lottare. Ma io, quando sorrido, posso farlo con più consapevolezza.
È speciale, Emmanuel
È come tutti gli altri. È speciale come loro, non di più. Non ha superpoteri. È unico. Ha una dolcezza fuori dal comune. Una forza incredibile. È lui che mi ha insegnato a sorridere. È lui che tiene per mano me. È lui che sa reagire e spiegarmi che siamo solo noi adulti a vedere la disabilità.
È un bambino felice. E la sua felicità – piena, autentica – è l’ossigeno della mia vita. Negli occhi dei bambini vedo con chiarezza il futuro di Emmanuel; un bimbo comune, con altre capacità. Un bimbo che sarà un ragazzo, poi un uomo. Fidanzato, marito, amico, e comunque qualcuno a cui non si potrà non volere bene.
Mi sono immaginato tante volte di vederlo camminare insieme a me. Mano nella mano. Verso la vita. Non so se, con la terapia, questo avverrà mai. Non so fino a che punto sarà in grado di proseguire da solo.
È vero. Non abbiamo mai camminato, mano nella mano, io e mio nipote. Ma abbiamo vissuto. E lo abbiamo fatto mano nella mano. E così vivremo, per sempre. Con la mia mano stretta alla sua.
Sarai sempre il numero 10, l’attaccante più forte di questa Vita! Buon compleanno amore mio, zio ti amerà sempre fino alla fine.“
Francesco Canonaco