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Lettere 2.0: “Analisi di mia figlia all’Annunziata – Un trauma dal quale non riesce a riprendersi”

Riceviamo lo sfogo della nostra lettrice:

 

 

Buongiorno, vorrei raccontarvi quello che pochi giorni fa mi è successo all’ospedale Annunziata.

Alle ore 9.00 mi reco presso la sala prelievi con mia figlia di 4 anni che deve sottoporsi al prelievo.

La guardia ci fa entrare subito perché i bimbi hanno la precedenza e non necessitano di fare fila.

Ci accomodiamo in una delle stanze dove ci attende un infermiere, senza nome e cognome sul camice. Da subito questo operatore sanitario inizia a lamentarsi con me delle numerose analisi e delle etichette mancanti che allo sportello Cup non hanno potuto stampare.

Continua la lamentela dicendomi che avrebbe dovuto scrivere a mano la dicitura delle analisi e che lui non ricordava neanche, nonostante avesse la lista scritta sulla sua scrivania.

Dopo una quarantina di minuti di attesa, la bimba digiuna e giustamente annoiata, inizia a chiedere quando avrebbe fatto il prelievo e in quel momento, anziché tranquillizzarla, l’infermiere le dice: “Se non la smetti vuoi vedere che ti spacco la faccia?”

Io per la prima volta in vita mia sono rimasta senza parole… Non ho avuto neanche la forza per rispondere a tono! Ho pensato solo alla bimba in lacrime, alla necessità primaria di farle delle analisi urgenti, alla voglia di uscire da lì nel minor tempo possibile… Dopo queste brutte parole l’infermiere va via e rimaniamo sole io e mia figlia per un tempo che sembra infinito.

Il prelievo è stato fatto alle ore 10.20, senza una scusa, senza un minimo di sensibilità e di empatia.

Ci si rivolge a strutture sanitarie non per passatempo ma per reali necessità e si spera sempre di trovare personale sanitario che abbia realmente a cuore la sua missione e non il suo conto in banca.

Questo è stato il primo prelievo della mia bimba che ancora mi dice :”Mamma, quel signore voleva spaccarmi la faccia!”

A lei rimarrà impressa questa pessima esperienza e a me, la rabbia di non aver chiamato le forze dell’ordine.”

(Vittoria De Luca)