Riceviamo il racconto del nostro lettore:
“Buonasera,
con la presente Vi riporto quanto accaduto domenica sera, in data 1°settembre 2024 alle ore 20:15, a Castrolibero (CS).
Sono un assistente sociale specialista della tutela minori, già Giudice O. Minorile, rientrado dalle vacanze, mi recavo presso una pizzeria sita nella località di Andreotta (CS) al fine di prendere una pizza da asporto.
Ho regolarmente parcheggiato la mia auto nella carreggiata e subito dopo, scendendo dalla stessa e inoltrandomi verso la pizzeria, sopraggiunge una vecchia Smart (primo modello) con alla guida un soggetto che mi dice in dialetto “caccia sta macchina che devo parcheggiare”.
Neanche il tempo di prendere coscienza di quanto stava accadendo e senza aver detto nulla, egli di scatto scende dalla sua auto, si avvicina in modo nervoso a me e mi tira un ceffone in faccia.
A tal proposito, ho solo detto che avrei chiamato i Carabinieri se avesse continuato e sono ritornato immediatamente in macchina, rifermandomi circa una quindicina di metri più avanti della medesima strada per chiamare le Forze dell’Ordine.
Il tipo (male odorante di alcool e con uno sguardo fisso caratterizzato dalle pupille dilatate) mi ha raggiunto bloccando la mia macchina con la sua e sbarrando la via d’uscita, nuovamente si avvicina a me che stavo per scendere dalla macchina, continuando ad insultarmi, minacciandomi che se avessi chiamato i Carabinieri mi avrebbe ammazzato, al contempo ha sbattuto violentemente la mia porta del lato guida e fortunatamente ho avuto il tempo di riportare la gamba all’interno dell’abitacolo.
Ha continuato a provocarmi nonostante i miei tentativi di calmarlo mentre dicevo che non era successo niente e che probabilmente mi aveva confuso con un’altra persona, poiché non ci conoscevamo.
Ad un certo punto per attirare l’attenzione dei passanti e delle persone presenti ho alzato la voce, dicendogli di lasciarmi stare poichè non lo conoscevo, quindi lo invitavo ad alta voce a ritornarse per la sua via e lasciarmi stare.
Purtroppo il tipo continuava ad infierire contro di me, che una volta sceso dall’auto, ha cercato di aggredirmi. Ho provato a difendermi spingendolo verso un cancello e allontanarlo dalla mia macchina, in quanto temevo che la stessa potesse subire dei danni a causa sua.
Nel frattempo si avvicina sua moglie: una giovane donna di circa 40 anni dall’aspetto molto esile e con gli occhi molto lucidi e rossi, di cui uno mezzo spento, la quale inizia a picchiarmi in faccia in presenza del loro figlio minore di circa sei anni, il quale rideva e assistiva serenamente al reato di aggressione posto in essere dagli esercenti della responsabilità genitoriale.
Contestualmente, i loro conoscenti di fronte alla pizzeria che consumavano al tavolo, fortunatamente sono giunti sul luogo e lo hanno richiamato all’ordine, dicendogli di lasciarmi stare e di andarsene, soprattutto di stare calmo, ma il tipo e sua moglie continuavano a minacciarmi oltre che a picchiarmi in faccia e nel momento in cui ho visto una possibilità di fuga, ho fatto retromarcia e sono andato via.
Come se non bastasse, la coppia è rientrata in auto (presumibilmente con il loro figlio) e mi ha inseguito per circa 5 minuti, dopodiché non si è più vista.
Ho allertato la centrale del pronto intervento e subito dopo sono sopraggiunti nelle immediate vicinanze una volante della radiomobile dei Carabinieri di Cosenza.
Il brigadiere comprensivo e gentile nonché molto competente insieme al suo collega appuntato, hanno da subito intercettato l’auto in questione e calmato il mio stato d’animo.
Alla luce di quanto riportato l’aspetto ancor più grave a mio modo di vedere è stata la violenza assistita e il reato di aggressione alla presenza di un bimbo minore, il quale invece di essere educato e seguire modelli genuini, quasi mostrava gioia nel vedere i suoi genitori aggredirmi.
Pertanto mi auguro che le forze dell’Ordine e i Servizi competenti possano intervenire evitando in tal modo ulteriori rischi e/o pregiudizi a carico del medesimo minore, sperando al contempo che altri abitanti o altre persone per bene, non incappino più in tali circostanze.”
(Lettera firmata)