Riceviamo il racconto di una nostra lettrice:
“Pochi giorni fa, verso le ore 11 del mattino, sono stata coinvolta in un tamponamento tra due auto. Sembra proprio una cosetta da niente! Dopo un paio d’ore, comincio ad avvertire mal di testa, dolori soprattutto alla parte cervicale e lombare del rachide, vertigini e nausea. Le mie figlie, preoccupate, insistono per portarmi al pronto soccorso dell’ospedale di Cosenza.
Arrivo alle 16:30 circa. Dopo un’ora di attesa, mi fanno entrare. Un gentile e affascinante infermiere, accertatosi del motivo per cui fossi lì, compila una scheda e, con quella, inizia il mio viaggio!
Resto tutta la notte, su una sedia, insieme ad altri sventurati come me, in attesa di essere chiamata per la visita ed eventualmente espletare esami diagnostici per accertare la causa e l’entità dei miei dolori. Finalmente intorno alle 5 del mattino successivo, cioè dopo ben 12 ore di attesa, un’infermiera mi chiama. Mi precede in una stanzetta e si siede su una barella.
Nella stanza è presente un medico donna, seduta ad un tavolino di piccole dimensioni, davanti ad un pc. Sbrigativamente ma gentilmente mi chiede, il motivo della mia presenza lì. Non mi invita ad accomodarmi e non tasta le parti che mi fanno male. Né tantomeno mi manda a fare una banale radiografia. Mi riferisce quali siano i sintomi (ho scritto bene: sintomi!) di una cervicalgia, mi avverte che nei prossimi giorni questi sintomi, vertigini e nausea, potranno aumentare e mi raccomanda di stare qualche giorno a riposo.
Mi invita alla somministrazione di un toredol, forte farmaco per alleviare il dolore e mi congeda! Faccio presente che sono un soggetto allergico e che il toredol, per me, è micidiale! Mi dichiaro pronta a prendere un antidolorifico più blando, qualora il dolore fosse veramente insopportabile.
Mentre parla con me, scrive al computer, poi stampa un foglio, me lo porge e mi congeda! Esco e sul foglio leggo: Diario clinico “Riferito tamponamento la mattina del giorno prima, ora lamenta cervicalgia. La paziente e (senza accento!) vigile orientata spazio tempo muove il collo rifiuta terapoa antidolorifica. Articolazione arti sup ed inferiori nella norma”.
Terapie a domicilio: “cervicalgia post trauma. al persistere della sintomatologia utile rx cervicale”.
Guaribile gg 5.
Gli errori non sono miei: ho fedelmente copiato quanto scritto sul foglio.
Mi chiedo: se la radiografia la debbo fare privatamente e neanche sono stata visitata/toccata, valeva la pena trascorrere 12 h in ospedale? Inoltre mi viene consegnato un foglio per andare a pagare il ticket. Faccio presente che ho esenzione E01, documentata, per età. Mi invitano, medico ed infermiera, ad andare comunque a “regolarizzare” la cosa al CUP!
Si può andare avanti così? Ho lavorato una vita per pagare il SSNN e continuo a pagarlo da pensionata e poi mi debbo vedere trattata così? È vero che il personale è ridotto a lumicino, ma perché trattare il paziente in questo modo sbrigativo e superficiale? È anche vero che c’erano casi più seri ed urgenti rispetto ai miei dolori, ma non meritavo un po’ più di attenzione e un minimo di accertamenti diagnostici, per valutare l’entità di un danno?
Se dovessi ritrovarmi nelle stesse condizioni, mi recherei al P.S. sapendo i tempi di attesa e la superficialità con cui sono stata prontamente liquidata? Ci penserei molto bene, col rischio di sottovalutare qualcosa di importante.
Grazie per l’attenzione.”
(Lettera firmata)