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“La faccia delle persone”, l’esordio discografico del cantautore calabrese Maurizio Costanzo

“La faccia delle persone”, disponibile in formato fisico, in digital download e su tutte le piattaforme streaming, si pone in netta controtendenza rispetto al panorama musicale attuale che “premia” rap, trap e hip hop

Il primo lavoro dell’artista calabrese è un omaggio al cantautorato vecchio stampo, intimo e confidenziale

Sonorità calde, testi riflessivi, immagini poetiche tornano alla ribalta nel disco. Otto canzoni che racchiudono perfettamente il suo modo di fare e vivere la musica: sincero e appassionato, leggero ma anche pungente, che non si stanca di esplorare, selezionare e scegliere le parole e i suoni più giusti.

Pubblicato dall’etichetta bolognese Parametri Musicali e prodotto da Roberto Costa (arrangiatore e produttore di Lucio Dalla, Ivan Graziani, Ron, Luca Carboni, Mina, Gianni Morandi, Luciano Pavarotti).

Il disco riscopre un cantautorato impegnato, fatto di atmosfere intime e confidenziali, e affrontatemi delicati, dal ruolo della donna nell’attuale società alla malattia di Parkinson, giungendo a una riflessione sulle diverse personalità che ognuno si porta dentro. Da qui il titolo del disco, ben rappresentato dal collage di foto in copertina, in cui il cantautore diventa impiegato, turista, prete, teppista, clochard, marinaio, donna.

“Tra tante che avevo scritto, ho scelto queste otto canzoni – ci racconta Maurizio Costanzo – perché più di altre rappresentano i miei ultimi anni. Sono testi in cui amo drammatizzare e allo stesso tempo sdrammatizzare su ogni cosa: per me è la soluzione più efficace per affrontare anche le tematiche più importanti. Ogni singolo pezzo è nato in modo diverso. Non seguo un metodo– come fanno molti artisti – per scrivere: non potrei mai riuscirci. Penso però che essere insoddisfatti e a volte anche arrabbiati in qualche modo aiuti il processo creativo”.

Il suo lavoro si inserisce chiaramente nel solco cantautorale italiano più tradizionale, sia per le soluzioni armoniche sia per i testi. “La prima regola che seguo quando scrivo è provare a capire cosa davvero voglio fare e cosa no, cosa mi piace e cosa non mi piace. Racconto semplicemente episodi che mi sono accaduti. Ognuno vive la vita a suo modo e a suo modo prova a rappresentarla. Ma in fondo descrivere sé stessi è un’operazione molto rischiosa, forse solo i poeti e gli scrittori ci riescono”.

In “Tutto quello che rimane”, Costanzo esprime il bisogno che abbiamo di comunicare e interagire con il mondo circostante, restando spesso in un equilibrio instabile, in cui “tutto ciò che rimane” da mostrare agli altri sono solo le nostre facce. In “Biancaneve” ha cercato di focalizzare le difficoltà e gli ostacoli che le donne vivono nell’attuale società, purtroppo ancora troppo maschilista. Ma la canzone più autobiografica del disco è senz’altro “Mia madre ha il Parkinson” in cui racconta la quotidianità a stretto contatto con questa malattia degenerativa che piano piano allontana le persone dalla vita reale.

Fare musica è la grande vocazione di Maurizio Costanzo, che all’attività di musicista ha affiancato quella di giornalista. Dopo il diploma in Conservatorio a Vibo Valentia e la laurea in Lettere all’Università di Bologna, infatti, ha intrapreso la carriera di musicista classico, suonando l’oboe in orchestre sinfoniche e gruppi di musica da camera in Italia e all’estero.

Negli anni ha poi coltivato anche la passione per la scrittura, intervenendo su diverse testate nazionali e curando riviste di design e architettura. “Scrivere articoli mi ha aiutato molto a trovare una formula asciutta e allo stesso tempo discorsiva per l’elaborazione dei testi delle mie canzoni. Raccontare storie vuole dire riuscire a comunicare sinteticamente immagini chiare e significative”.

Oggi la sua vita si divide tra la sua terra di origine, la Calabria, e la sua città di adozione, Bologna. “Sono nato in Calabria e ho vissuto qui per vent’anni, poi mi sono trasferito a Bologna per frequentare l’università e sono diventato bolognese d’adozione. Ma già da qualche anno, da quando ho ottenuto la docenza di oboe al Conservatorio di Cosenza, vivo sei mesi al nord e altrettanti a Falerna. Una condizione ideale per chi lavora in questo campo, abituato sempre a condividere esperienze e a vivere di scambi, eliminando ogni tipo di frontiera”.

Tutto quello che rimane (Official Video)

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