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Il comitato ‘Insieme per la Salute’ contro l’elettrodotto di Montalto: provoca il cancro

Riceviamo questa lettera da Aldo Perri, Presidente “Insieme per la salute”

 

 

 

“Il 31 ottobre del 2005 la Terna ha attivato l’elettrodotto “Laino-Feroleto-Rizziconi” che attraversa tutta la Calabria da nord a sud per 218 km.

Da quel giorno per le famiglie delle frazioni di Pianette e di Lucchetta che risiedono in prossimità dei cavi, la vita è cambiata. Sia psicologicamente che fisicamente.

Perché l’elettromagnetismo con i suoi effetti è devastante non solo sul fisico delle persone ma anche sulla loro psiche.

Esso causa il cancro e tante altre gravi malattie, ma anche la perdita della serenità e l’impossibilità di condurre una vita normale.

Del resto ci chiediamo come si possa restare indifferenti semplicemente leggendo questo breve stralcio estrapolato dalla relazione tecnico- scientifica redatta nel 2012, su incarico della Procura della Repubblica di Cosenza, dai docenti Unical Marcello Maggiolini e Giuseppe Di Massa “Alcuni studiosi hanno perfino riportato che soggetti in epoca peri-adolescenziale residenti in prossimità di elettrodotti ( in un raggio di circa 300 metri) ed esposti a campi magnetici dell’ordine di 0,3-0,4 microtesla possono essere sottoposti ad un aumentato rischio del 500% di sviluppare una forma di tumore rispetto a soggetti non esposti.

Altri studiosi hanno indicato che l’aspettativa di vita dei bambini esposti ai campi magnetici si riduce fino al 450% .

Sulla base dei dati scientifici disponibili, la necessità di una netta riduzione dei limiti di esposizione è stata ribadita sin dal 2007 dal Rapporto BioInitiative, redatto da 20 scienziati indipendenti esperti in materia, tra i quali 3 ex-presidenti della società scientifica internazionale Bioelectromagnetic Society.

In tale rapporto il limite di 0,1 microtesla è stato indicato come obiettivo di qualità da perseguire.

In uno studio condotto nel Regno Unito in soggetti residenti entro i 150 metri dalle linee elettriche dell’alta tensione, livelli di campo magnetico superiori a 0,1 microtesla sono stati inoltre associati all’insorgenza non solo di leucemie infantile ma anche di tumori cutanei e di varie forme di depressione anche grave che hanno condotto al suicidio un numero elevato di soggetti.

Se da una parte dunque c’è il rischio ormai certo di un danno per la salute dei residenti per gli effetti dell’elettromagnetismo, dall’altra abbiamo in Italia una normativa che sulla base degli ultimi studi andrebbe rivista ponendo dei limiti più restrittivi ai livelli di esposizione. Anche il Parlamento Europeo nel lontano settembre 2008 ha chiesto al Consiglio dell’Unione Europea di adottare limiti di esposizione più cautelativi rispetto a quelli indicati dalle normative vigenti. E lo stesso DPCM 8.7.2003 nonostante preveda nei 3 anni successivi dalla sua emanazione una revisione dei limiti di esposizione, in Italia di anni ne sono sono passati 17 ma ancora non è stata apportata alcuna revisione a tali limiti.

Benché dunque a livello nazionale vi sia una carenza normativa ai fini cautelativi, esistono fortunatamente delle eccezioni.

Una di queste è rappresentata dal pronunciamento del TAR del Veneto che già nel 2001 ha indicato il valore di 0,5 microtesla quale livello massimo di esposizione nelle aree destinate all’infanzia e alle strutture sanitarie, nonché alle aree residenziali a seguito della costruzione di nuovi elettrodotti. In Calabria non solo sono rarissime leggi specifiche in materia, ma addirittura quando ce n’è una del 2005 che prevede l’interramento nei centri abitati, la si ignora.

Il Comitato ha iniziato da poco una nuova raccolta di documentazione medica (l’ultima risale al 2009 e confluita nell’esposto denuncia dello stesso anno) riguardante le condizioni di salute dei residenti dell’area interessata al passaggio dei cavi, da sottoporre alla Procura della Repubblica di Cosenza.

Perché l’obiettivo di noi cittadini è quello di ottenere l’interramento dell’elettrodotto, almeno nei centri abitati di Pianette e di Lucchetta, al fine di neutralizzarne le emissioni e nonostante TERNA SpA si ostini a non volerlo fare. In altre parti d’Italia come ad esempio a l’Aquila un caso simile al nostro si è risolto due anni fa dismettendo un breve tratto di elettrodotto con contestuale interramento dello stesso.

E’ vero lì ci sono voluti 20 anni per ottenerlo e da noi invece siamo “SOLO” al quindicesimo. Se quindi ci aspettano, purtroppo, altri anni di lotta, vogliamo rinnovare l’invito ai quei cittadini di Montalto, sensibili alle problematiche ambientali oppure più semplicemente affamati di giustizia, ad unirsi a noi per cercare di risolvere insieme la principale criticità ambientale che affligge il nostro territorio.”