Notizie ed informazioni di Cosenza e Provincia

“I tribunali non sono spazi sicuri”: nuova protesta del gruppo Fem.In. Cosentine in lotta

Ultima iniziativa di protesta del gruppo Fem.In. Cosentine in lotta contro la modalità con cui viene trattata nei palazzi di Giustizia la violenza di genere

 

 

 

“È ormai tristemente noto il modo e le tempistiche con cui i tribunali trattano le violenze di genere, siano queste domestiche, sessuali, psicologiche o economiche, le ultime due spesso neanche riconosciute.

Le formule standard applicate da giudici e avvocati della difesa, spesso uomini ben arroccati sui propri privilegi di genere e classe, sono vittimizzazione secondaria, screditamento della vittima e spesso, troppo spesso, il ricorso a cavilli tecnici per perdere tempo e far cadere i reati in prescrizione, senza doversi neanche sprecare a fare un processo.

I tribunali diventano così spazio di lunghi, anzi, lunghissimi calvari: basti pensare che per completare tutti i gradi di giudizio s’impiegano circa 10 anni, che molte vittime trascorrono senza protezione alcuna.

Lunghi calvari il più delle volte inutili al fine di ottenere giustizia e protezione, cose a cui questi spazi dovrebbero essere invece deputati.

Il tribunale di Cosenza, sia in sede penale che civile, ha dato ampia dimostrazione di questo, e i casi che abbiamo raccolto sono solo quelli più emblematici e contradditori.

Certo, l’istituzione è lo specchio degli uomini che la rappresentano nelle sue cariche più alte, allora cosa potremmo mai aspettarci da un’istituzione rappresentata dal procuratore Spagnuolo?

Quest’ultimo, con le sue irresponsabili affermazioni, dimostra nella migliore delle ipotesi di non aver mai letto i dati provenienti dallo stesso tribunale e dalla stessa questura di Cosenza, mentre nell’ipotesi più credibile e infausta dimostra di prendere il problema sottogamba, perché appunto in quanto uomo di potere, non lo riguarda.

È quindi evidente il cortocircuito per cui lo spazio che dovrebbe curare gli effetti del problema è invece esso stesso parte e alimentatore del problema. Invaderemo questo spazio ogniqualvolta le vittime non verranno credute e verranno “processate” al posto dei loro aguzzini.

Affronteremo ogni giudice, ogni avvocato e ogni procuratore violento affinché tutto cambi.

Perché voi siete parte del problema, noi invece siamo parte della soluzione e non vi lasceremo più alcuno spazio.”