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Cosenza capitale della gastronomia calabrese tra chef da firmamento Michelin e street food

Da Francesco Mazzei a Rosetta Costantino, Cosenza e la sua provincia hanno da sempre ispirato fior fior di chef professionisti che hanno costruito carriere di successo sia in Italia che all’estero. Le eccellenze territoriali del resto da secoli ispirano generazioni di cuochi che attingono dalla dispensa a una ricca varietà di prodotti locali dal miele cotto di fichi, alla pasta col ferretto, ai funghi rosito della Sila passando per il broccolo ramoso verde calabrese. Cresciuti con piatti semplici dal gusto ricco propri della tradizione povera e contadina del cosentino come le mazzacorde di interiora di agnello i rigatoni alla giancaleone e i deliziosi Turdiddri, questi assi dei fornelli sono autentici ambasciatori della tradizione cosentina che rivisitano in chiave moderna queste pietanze connaturate nel dna di questo angolo di Calabria magari servendosi di contaminazioni esotiche.

La globalizzazione del resto ha portato nuove mode in cucina soprattutto tra i più giovani e cuddruriaddri e vruacculi, sfizi classici dello street food cosentino, sono stati sostituiti da nuove specialità esotiche come il chilli con carne, le patatine di halloumi, i nachos messicani e le ali di pollo alla cajun. L’influenza di questi gusti lontani ha fornito spunto a Federica Di Lieto, la 30enne studentessa protagonista dell’ultima edizione di Masterchef originaria di Montalto Uffugo, piccolo paesino a pochi km da Cosenza che con la collega Jia Bi Ge ha presentato un piatto fusion (seppia in fondo agrodolce e crocchetta di testina con maionese e guanciale croccante ribattezzato Abbraccio/Yongbao) con elementi del territorio cosentino uniti a quelli del dragone. La stessa Di Lieto, pur non avendo conquistato il primo posto nella nota trasmissione di Sky poi vinta dal riminese Francesco Aquila, ha tenuto alta la bandiera della Calabria e dal suo canale instagram (federica_masterchefit10) continua a professare la sua passione per la cucina e i prodotti della sua regione. A proposito di realtà gastronomiche del territorio cosentino vale la pena citare due ristoranti nel firmamento Michelin, il primo, Agorà, si trova a Rende ed è gestito dallo chef e sommelier Michele Rizzo di Trebisacce, il secondo è La Tavernetta che a Camigliatello Silano gestito dallo chef Pietro Lecce, un altro numero dei fornelli che non disdegna influssi dal resto del mondo.

L’interesse dei cosentini per la buona cucina si è sempre tenuto vivo nel tempo ed ultimamente la città ha aperto le proprie porte al Festival Internazionale dello Street Food, evento tenutosi a Villa Nuova nel 2019 che ospitò il cibo da strada di mezzo mondo attirando centinaia di gourmet cosentini, prima che la recente pandemia impedisse il ripetersi della gustosa manifestazione. Lo street food non è solo una moda traghettata da celebri programmi televisivi ma è ormai una solida realtà in città. Sotto questo punto di vista alcuni locali si distinguono per inventiva come Siamo Fritti, piccolo locale su via Misasi che sfida a colpi di uova sode alla calabrese, panzerotti e patate silane la vicinanza del McDonald di Piazza Carlo Bilotti. Il palato fine dei cosentini e la fiera difesa delle loro tradizioni locali che diventano motivo di appartenenza e baluardo contro le sirene dei fast food americani sono temi cari agli insegnanti dell’istituto d’istruzione superiore Mancini-Tommasi dove vengono formati gli chef del futuro. Proprio lo stesso istituto nel 2019 fu sede del convegno “il gusto della cultura” che in occasione della settimana della cucina italiana nel mondo, sviluppò riflessioni sul profondo significato della cucina e di come i fornelli possano trasformarsi in validi messaggeri culturali e in baluardi di difesa della cultura locale. In attesa che il momento peggiore di questa pandemia sia ormai alle spalle, la rinascita di Cosenza, della regione e dell’Italia tutta può ripartire da alcune solide certezze e la ristorazione è senz’altro una di queste. La Calabria che cucina può ancora dettare legge nel mondo grazie al potere della sua sapienza millenaria e ai suoi prodotti che sono il frutto di una terra ricchissima, ancora piena di speranza e ottime prospettive per il futuro.