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Chiusi 2 reparti all’ospedale di Trebisacce. L’ira dei cittadini

Riceviamo lo sfogo degli abitanti del centro ionico:

 

 

“La Calabria che non ci piace. La buona sanità, gli ambulatori che funzionano: chiudono!

No così non va bene… A scrivere sono i pazienti del centro Celafaee della provincia di Cosenza, esattamente stiamo parlando del Centro Cefalee di Trebisacce, punto Sisc e Terapia del Dolore dell’ospedale “G. Chidichimo”, ambulatorio cefalea – terapia del dolore.

Con il nuovo anno 2023 sono lasciati nel dolore cronico di una malattia invisibile circa 6400 pazienti, seguiti dalla Dottoressa Trinchi, eccellenza calabrese per le cefalee e le patologie neurologiche.

Lasciati arenati nel dolore che li accompagna tutti i giorni.

Al centro vediamo la figura della Dottoressa Rita Lucia Trinchi, una vita dedicata con passione e dedizione ai pazienti cefalalgici, si perché per lei essere medico dei pazienti cefalalgici non è un lavoro ma è essere vicino, costantemente al paziente supportarlo e sopportarlo in tutto e per tutto!

Non esiste altro che il paziente e la sua patologia.

Stanca, stremata a volte senza neanche i mezzi per poter lavorare, ha continuato senza fermarsi mai fino alla sua pensione, portando avanti due reparti.

Dove sono le istituzioni? La Regione Calabria dov’è?

In un periodo in cui il lavoro inizia ad essere un lusso, fa chiudere due reparti di eccellenza, creando doppio disaggio.

Pazienti smarriti, in cerca di un centro inesistente e posti di lavoro che invece di mantenerli si perdono.

Questo è un urlo di aiuto.

Siamo soli noi emicranici. Soli!!!!

Sembra di essere al terzo mondo. E chi non ha la possibilità economica di spostarsi che fine fa? Non sappiamo dove sbattere la testa, è il caso di dire!!!

Chiediamo alle istituzioni di intervenire immediatamente perché è una situazione che non può essere lasciata cosi.

È una vergogna per tutta la Regione Calabria e non solo, perché questo centro accoglie pazienti anche da fuori regione, essendo centro di eccellenza e accreditato sisc..

Vogliamo e chiediamo rispetto per chi ha impiegato anni e anni per formare un centro così e per noi pazienti, invisibili, lasciati a soffrire come se nulla fosse.

Vergogna!

Questa è la Calabria!”