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“Caro Presidente Occhiuto, le pare giusto che nel nostro paese non si riesce a studiare Medicina?”

Riceviamo le parole rivolte al governatore della Calabria, da parte di un nostro giovanissimo lettore:

 

 

“Lettera di sfogo indirizzata al presidente Occhiuto:

Caro Presidente Roberto Occhiuto, sono un ragazzo di 19 anni. Non so se mai leggerà questa lettera ma ci tenevo a scriverle.

È quasi l’una di notte e ancora non dormo. Mi capita, a volte, in queste sere, di pensare al mio test di medicina. Test che riprovo da ben due anni ma che nonostante lo studio non riesco a superare. Le scrivo non per suscitarle tenerezza ma per farle comprendere quanto sia dura oggi in italia raggiungere i propri sogni.

Sin da bambino, la mia più grande passione, la mia MISSIONE, è fare il medico. Purtroppo, questo sistema introduce un test che se non sai rispondere ad una domanda riguardante i beni e i servizi di Amazon, Google Chrome, Microsoft, non ti ritiene idoneo per l’assegnazione del posto alla facoltà di medicina.

Un test che se non sai rispondere alla domanda “come coltivavano i pomodori gli Aztechi e gli Inca” non ti ritiene idoneo. Un test che se non sai chi è CARACALLA non ti ritiene idoneo.

Non voglio polemizzare, ma essere reale. Ritiene giusto, per quanto lo sia – nonostante le innumerevoli irregolarità dell’anno corrente del test di medicina – porre tali domande? Le sembra giusto che un ragazzo di vent’anni debba rinunciare al suo più grande sogno perché non sa il significato del termine “PROCLIVE”? Le sembra giusto che in un periodo storico come questo, ci sia un numero chiuso alla facoltà di medicina?

Spero che lei riesca a comprendere le mie parole. Non sono arrabbiato. Sono deluso del mio paese. Deluso di non poter realizzare i miei sogni. Deluso dalla mia casa chiamata Italia.

Ci terrei ad avere una sua risposta ed un suo parere a riguardo; sia per capire come la pensa, sia perché è l’autorità massima e da lei mi sono sentito sempre rappresentato.

Le auguro un buon lavoro e una buona notte, visto l’orario.

Cordiali Saluti

Antonio Ferro