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Lettere 2.0: “Ematologia – Possibile che voi Dottori non riuscite ad avere un sorriso con i malati?”

Riceviamo lo sfogo di una nostra lettrice:

“Buonasera, vorrei condividere un pensiero con voi. Un mio personale sfogo:

Accompagno mia madre a fare terapia ormai da diversi anni. Per questa ci rechiamo una volta al mese nel reparto di Ematologia presso l’ospedale Mariano Santo a Cosenza.

Mi mamma è seguita da una dottoressa, che, si, sicuramente preparata, ed inizialmente era anche empatica, pronta a sdrammatizzare e tranquillizzare una signora di 80 anni, affetta da Mieloma Multiplo; una brutta malattia che non porta solo problemi a livello fisico, ma purtroppo, a causa delle forti medicine assunte, anche dei momenti di depressione… e quindi anche una parolina affettuosa, un sorriso, ti rende meno vulnerabile e ti fa affrontare meglio la triste situazione in cui si vive.

Peccato che ora improvvisamente, da un po di tempo a dire la verità, la dottoressa in questione (non so a causa di cosa), ha completamente cambiato atteggiamento.

Mia madre parla e la dottoressa è sempre svogliata, annoiata, sgarbata (anche con me), facilmente irritabile se le viene posta una domanda (che per lei è fuori luogo), e addirittura non saluta neanche se la incontriamo nel corridoio dell’ospedale.

Io ora mi chiedo, un atteggiamento del genere, con persone anziane, malate, vulnerabili e facilmente influenzabili da situazioni esterne, è necessario? I malati si meritano tutto questo? Non stanno già vivendo un dramma …ed un vostro sorriso potrebbe cambiare tutto…???

In questo modo lei è una dottoressa che non fa bene il suo lavoro… Perchè si (!), avere empatia dovrebbe far parte del vostro lavoro.

Ogni qual volta si avvicina il giorno della terapia, dobbiamo sperare che la dottoressa abbia dormito sogni tranquilli e sia gentile con i suoi ‘non più giovani’ pazienti. Vi sembra normale?

Purtroppo per privacy non posso fare il nome della dottoressa, ma chi frequenta quel reparto penso l’abbia capito…

Grazie e scusate lo sfogo, ma non se ne può più…!”

(Lettera firmata)

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