Riceviamo lo sfogo di Mariano:
“Fino a quando dobbiamo sopportare?
Farsi prescrivere o riparare una carrozzina può essere un calvario così grande?
Non se ne può più, BASTA.
Vorrei raccontarvi e denunciare la tribolazione che sto vivendo per farmi aggiustare o prescrivere una nuova carrozzina.
La denuncia è certamente per me ma anche per tutte le persone che hanno vissuto e purtroppo vivranno simili patemi per farsi prescrivere un ausilio.
Alla fine dell’estate scorsa la mia fantastica carrozzina ha iniziato ad avere problemi.
Tirando alla meno peggio, a novembre ho contattato l’ufficio preposto spiegando di avere problemi con la carrozzina.
Dopo un loro check up dichiarano troppo esoso la riparazione e indicano la dismissione e la prescrizione di una nuova carrozzina.
Con il documento in mano, mi reco dal dottore dell’Asp per avviare la pratica.
Preso coscienza della cosa, dopo una visita, il Dottore prescrive una nuova carrozzina.
Facile e indolore, ero contento.
Le cose stanno cambiando mi sono detto, non potevo credere alla facilità dell’avvenuto.
Ottenuta dunque la prescrizione dal Dottore porto all’ufficio prescrizione protesi ed ausili di Rende il fascicolo per farlo autorizzare convinto che fosse soltanto un pro forma.
Non avendo ricevuto risposta ho fatto trascorrere i 20 giorni di legge e mi sono presentato nuovamente all’ufficio per ritirare la pratica e finalmente ordinare la nuova carrozzina.
Era l’inizio di Gennaio.
Aspetto il turno e finalmente chiedo della pratica.
Le impiegate si segnano il mio cognome e spariscono.
Dopo ritornano e mi chiedono di avere un poco di pazienza perché la pratica non si trovava.
Capisco subito che quella sarebbe diventata una lunga mattinata.
Dopo un poco ricompaiono e mi dicono che per la mia pratica doveva venire a parlare direttamente il responsabile.
Arrivato il signore inizia quello che sarebbe diventato un pirotecnico balletto.
“Chi è che ha fatto sta dismissione? mi serve la carta”
“L’avete fatta voi dell’Asp e ce l’ha un vostro medico potete chiederla a lui”
“No, devi portarmela tu e la firma di chi ha fatto sta carta deve essere leggibile “
Inizia così un continuo scarica barile allucinante, di promesse e di rimandi incredibili come se si stesse parlando di un pacco.
Ho provato a battagliare spiegando che non volevo una carrozzina nuova a tutti i costi (non sono passati i termini) ma che, come prevede la legge, venisse aggiustata la mia.
Ho detto sia al signore dell’ufficio protesi e a chi gestisce le riparazioni che se la carrozzina evidenza usura per normale utilizzo c’è da essere felice perché vuol dire vita, vuol dire che la persona che la utilizza ha una quotidianità attiva.
Per quanto mi riguarda sono sulla carrozzina il 99% della giornata: la carrozzina sono le mie gambe e le mie braccia in azione, è una delle mie migliori alleate. È una muta che calza a pennello.
Dopo viaggi a vuoto, rimbalzi, telefonate e dopo qualche performance condita di gridate davanti l’ufficio protesi i due responsabili convengono che la carrozzina non poteva essere prescritta perché non erano passati i termini (già un’altra volta avevo anticipato la tempistica ) ma che veniva riparata in tempi brevi.
Promesse e buoni propositi quasi mi convincono.
Era l’inizio di febbraio.
Sono venuti a prendersi la mia carrozzina perché doveva rientrare alla casa madre (a Roma) per fare un controllo accurato e rifare un preventivo per ripararla.
Nel frattempo, mi hanno dato una carrozzina in sostituzione, un residuo bellico che dopo esserci stato 2 giorni di sopra, mi ha creato non pochi problemi.
Per fortuna mi è venuto in soccorso un amico che mi ha prestato una carrozzina simile alla mia, ma non comoda, performante e adatta ai miei bisogni come la mia.
Volete sapere come è finita la storia?
Non è finita: la mia carrozzina è scomparsa in quel di Roma, l’ufficio dell’Asp che si occupa di riparare la carrozzina ha ricevuto un preventivo alto e non lo accetta, l’ufficio protesi dell’Asp di Rende dice che non ratifica la prescrizione di una nuova e io sono in balia del vento.
Sei lunghi mesi di affanni e rincorse con gravissimi e delle volte insormontabili ostacoli da gestire e superare.
Ma tutto questo rispetta la dignità della persona?
Fino a quando dobbiamo sopportare?
BASTA!”
Mariano Iusi