La nazionale di calcio dell’Italia non si ferma e nell’ottavo di finale contro l’Austria gli uomini di Mancini sono riusciti a raggiungere la vittoria nei tempi supplementari al netto dello 0-0 dei novanta minuti.
Quest’ottavo di finale ha confermato le caratteristiche e gli uomini più positivi dell’Italia, ma ne ha anche evidenziato alcune pecche, che potrebbero costar caro contro compagini più preparate. Riviviamo i 20 minuti di Wembley che conferiscono a Roberto Mancini due record assoluti: quello di risultati consecutivi sulla panchina della nazionale italiana (superato Pozzo fermo a 30) e quello di imbattibilità per minuti (superando il record del ‘72-‘74).
Primo tempo con qualche occasione, ma poca incisività
Che l’Italia rispettasse l’Austria si era capito dai primissimi minuti. Gli appassionati avranno infatti notato un atteggiamento meno “spavaldo” degli uomini di Mancini, in particolare nelle giocate di Lorenzo Insigne, che ha invece iniziato a “fare sul serio” nel secondo tempo. Gli uomini di Franco Foda hanno interpretato la partita con qualità e dedizione sin dall’inizio, e le uniche occasioni azzurre sono state più giocate singole che di squadra.
Che l’Italia sia fra le favorite per questo Euro 2020, come confermano le scommesse sportive con gli azzurri al 29 giugno a 7,00, lo vediamo invece soltanto in occasione dell’azione del tiro di Barella al 16′. Spinazzola si involava sull’ala sinistra mettendo un cross basso e teso all’indietro a cui il centrocampista sardo dell’Inter arrivava puntuale calciando di mezzo collo, ma il portiere austriaco era bravo a respingere col piede sinistro tanto quanto l’italiano a mantenere basso il tiro.
Ci era andato invece molto più vicino il bomber della Lazio e Scarpa d’oro 2019-2020 Ciro Immobile, che con un improvviso destro a incrociare da poco fuori area aveva colpito il palo alla destra di Bachmann al 32′. Poco o nulla da parte dell’Austria, che però dimostrava con la tenuta delle distanze e del pressing metodico che non sarebbe stata una serata facile per gli azzurri, almeno non come le tre precedenti gare del girone A.
Secondo tempo e tempi supplementari: brivido VAR, la sblocca Chiesa, la risolve Pessina.
Il secondo tempo si apriva con le due ammonizioni a Barella e a Di Lorenzo al 49′ e al 50′ minuto. Non accadeva quasi nulla nel secondo tempo a parte un tiro di Arnautović sugli sviluppi di un calcio d’angolo. Il vero brivido, doppio per come andranno le cose, arriva al minuto 65’. Arnautović sfruttava la sponda di Alaba e batteva Donnarumma, ma al check VAR l’arbitro inglese Taylor notava la posizione di fuorigioco del centravanti ex Inter e annullava.
Neanche questa scossa destava un’Italia apparsa molto meno brillante del solito; ci provava dunque il CT a inserire verve mettendo Locatelli per Verratti e Pessina per Barella. In effetti, proprio da una bella combinazione dei nuovi innesti, al 72′ l’Italia si faceva rivedere dalle parti di Bachmann con una conclusione di Locatelli. Gli ultimi dieci minuti del secondo tempo sono stati invece completamente a favore dell’Austria, seppur senza preoccupare particolarmente Donnarumma.
Si andava dunque ai supplementari, con altri due cambi effettuati da Mancini: Chiesa per Berardi e Belotti per Immobile. Il giocatore della Juventus cambiava letteralmente la partita con una giocata da campione. Il “solito” Spinazzola, sfruttando un taglio centrale di Pessina, vedeva Chiesa inserirsi nella parte destra dell’area, il figlio d’arte controllava di testa e calciava di sinistro al volo dopo essersi accomodato il pallone con un altro tocco. La giocata al 95′ esaltava gli azzurri, che iniziavano finalmente a essere pericolosi. Infatti a seguire Belotti scappava a Hinteregger che si faceva ammonire al minuto 103’, e un minuto dopo Bachmann strozzava in gola l’urlo di gioia a Insigne dopo un miracolo su punizione del napoletano. Ma sul calcio d’angolo conseguente alla parata del portiere austriaco l’Italia riusciva a mettere un’altra distanza fra sé e l’Austria: quasi impersonando il compagno Belotti, Acerbi manteneva un pallone in area da terra e riusciva a invitare Pessina alla conclusione; il centrocampista atalantino non si faceva pregare e di sinistro incrociava lasciando Bachmann impotente.
Il pressing creato successivamente dall’Austria non ha indebolito però le certezze degli azzurri, e questo è piaciuto molto. L’Italia non ha avuto “paura di vincere” neanche quando gli austriaci hanno accorciato le distanze su calcio d’angolo con il “gigante” Kalajdzic a meno di dieci minuti dalla fine o quando Donnarumma aveva risposto “presente” alla conclusione mancina di controbalzo di Gregoritsch. Mancini aveva ragione a dire prima dell’inizio del torneo che molti più di 11 giocatori meritano di indossare la maglia Puma dei titolari in questa nazionale italiana, e gli ingressi di Chiesa e Pessina confermano ampiamente l’affermazione del tecnico. Da rivedere il secondo tempo davvero brutto, ma se è un “sacrificio” per crescere ben venga: da considerare che era questa la prima partita a eliminazione diretta per Mancini in nazionale.
Si conferma comunque pedina importante nello scacchiere della nazionale Domenico Berardi, ala destra mancina di Cariati, che continua così la tradizione dei calabresi in azzurro dopo Gattuso, Perrotta e Iaquinta campioni nel 2006. In realtà nel ballottaggio con Chiesa Berardi sembra ora aver perso qualche “punto” visto l’approccio decisivo e determinato contro l’Austria dello juventino, così come Verratti, calciatore indiscutibile ma che sembra meno “adatto” al gioco rispetto a Locatelli.
La nazionale colleziona altri due record e ringrazia Roberto Mancini, l’uomo del vero e proprio “rinascimento” del movimento calcistico italiano, fenomeno che sta influenzando positivamente anche tutte le categorie dalla A alle serie minori maschili e femminili.