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Lettere 2.0: “La mia odissea relativa al famigerato virus inizia venerdì 11 scorso. Vi racconto…”

Preferisco mantenere l’anonimato per la delicatezza della situazione che coinvolge me, ma anche la mia famiglia. Spero che possiate dare voce al mio “piccolo sfogo”.

 

 

La mia odissea relativa al famigerato virus inizia venerdì 11 scorso. A seguito di un test sierologico (mi sono sottoposto ad un prelievo venoso in un laboratorio della città senza nessun sintomo, voglio sottolineare, ma solo per puro senso civico), scopro di avere un parametro più alto del normale.

Vengo subito contattato dal laboratorio con l’invito a mettermi in contatto con il medico curante. Quest’ultimo, senza chiedermi nulla circa il mio stato di salute, mi fornisce il numero dell’Azienda Sanitaria di Cosenza da contattare.

Dopo ripetuti tentativi riesco a parlare verso le 13 con una donna (dottoressa?) che mi dice che abitando io a Rende, deve passare la mia scheda, compilata con lei al telefono, al distretto di appartenenza e che quindi mi avrebbero contattato da Rende entro fine mattinata.

Verso le 16, non ricevendo chiamata, ritelefono su Cosenza. Mi risponde un uomo al quale spiego tutta la situazione, che molto cordialmente (si fa per dire) mi dice che la mia scheda tra quelle inviate a Rende non c’è. Rifacciamo nuovamente la scheda e, il tipo, forse mosso da compassione, decide di prenotarmi direttamente senza passare nulla al distretto di appartenenza. Da venerdì vengo prenotato martedì 15 presso Serraspiga.

Tralasciamo le condizioni igienico-sanitarie del magazzino dove gli operatori effettuano il tampone… Chiedo informazioni su come fare per sapere il risultato. Le due operatrici mi rispondono che se non verrò contattato entro 72 ore (cioè entro venerdì 18) posso ritenere il tampone negativo. Mi invitano comunque a fotografare col telefono un cartello affisso alla porta con un numero e una email a cui eventualmente rivolgersi per chiarimenti.

Oggi, allo scadere del tempo indicato, mi metto in contatto con quel numero per avere i famosi chiarimenti. Vengo letteralmente aggredito al telefono da un uomo, sentendomi dire che loro non sono tenuti a dare informazioni telefoniche, che i tamponi di martedì ancora non sono pronti e forse se ne parla lunedì, che quanto dettomi dalle operatrici all’atto del tampone é “un’emerita cazzata” (testuali parole) e che se voglio sapere qualcosa devo mandare un’email.

Ora io posso capire che gli addetti del Dipartimento di Prevenzione siano oberati di lavoro in questo caso, ma forse essere un po’ più cordiali e empatici non guasterebbe.

Tanto non sono loro che vivono isolati dalla famiglia da una settimana, non sono loro che vivono con l’angoscia di aver potuto contagiare un familiare, non sono loro che vivono con l’ansia di essere responsabili di causare una malattia infame come questa in un genitore.

La Sanità cosentina é sempre la stessa: arrogante ed organizzata male.

(Lettera firmata)