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Lettere 2.0: “Il mio è un grido di aiuto. Non pensavo di dover arrivare a tanto per poter lavorare”

Riceviamo da un nostro lettore questo grido di aiuto

 

 

 

“Salve sono un ragazzo di 31 anni e sono di Cosenza.

Ho deciso di scrivervi per raccontarvi come vive un ragazzo/a e in questo caso specifico io, una situazione surreale dove non riesco a trovare un lavoro e dove addirittura non ricevo neanche una chiamata per un colloquio.

Sono cosciente del fatto che quello che stiamo vivendo negli ultimi anni sia un momento particolare per quanto riguarda l’ambito lavorativo.

Sono altresì cosciente del fatto che in molti approfittano di questa situazione proponendoti lavori e contratti che ti portano a demoralizzarti ancor di più.

Purtroppo è una situazione difficile nella quale non nego di aver passato periodi di depressione nei quali mi chiudevo in casa stando costantemente a letto e riflettendo spesso sul futuro che mi attendeva e mi attende se tutto ciò non cambierà.

Sono purtroppo solo negativi i pensieri che spesso mi passano nella mente e molte volte a causa di tutto ciò ho pensato che forse farla finita sarebbe stata la soluzione migliore, perché vedermi così e immaginarmi più in là ancora senza lavoro e senza un futuro mi fa star male.

Molte volte ho pensato di allontanarmi da colei che sta al mio fianco da anni per non vederla annegare con me a causa di questa situazione e dell’impossibilità di aver con lei una famiglia e un futuro solare e il solo vederla e vedere chi mi circonda star male mi distrugge.

So di non essere l’unico e che purtroppo sono migliaia i ragazzi che vivono questa situazione ma mi chiedo come sia possibile doverci ridurre così per colpe non nostre.
Ho deciso di rivolgermi a voi e alla vostra pagina sperando che qualcuno con buon senso, anima e cuore legga ciò e decida di aiutarmi.

In passato ho avuto esperienze in molti ambiti ma sono un ragazzo che apprende velocemente e che si impegna al massimo.

So che ci saranno molti commenti negativi ma il mio è un grido di aiuto e credetemi mi vergogno perché non pensavo di dover arrivare a tanto sapendo che il mio orgoglio non mi permette facilmente di farlo.

Non so più dove sbattere la testa.”

Lettera firmata