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Lettera a Occhiuto: “Ma dove ha reclutato questa gente che amministra la nostra sanità? Le racconto il mio calvario”

Riceviamo i fatti esposti da un cittadino cosentino in una lettera rivolta al Presidente della Regione Calabria:

Ill.mo Presidente

Chi Le scrive è un Suo concittadino, non un Suo elettore e nemmeno un sostenitore della Sua parte politica ma apprezza il Suo impegno sul fronte sanità e Le da atto che, quanto meno, “ci mette la faccia” davanti a giornalisti e telecamere, cosa molto rara oggi giorno.

Non per questo, e non me ne voglia, mi piacerebbe sapere dove ha reclutato questi “nani da giardino” che amministrano la cosa pubblica in materia di sanità al posto Suo e dei quali Lei, da commissario governativo qual è, comunque ha la responsabilità del loro operato.

E quindi eccomi qui a raccontarle una storia che mi piacerebbe facesse Sua, in modo tale che oltre “alla faccia” potesse provare a “sporcarsi anche le mani”, facendo sentire la Sua vicinanza alla popolazione tutta, cercando di alleviare il malcontento ormai dilagante che si respira in quel luogo ameno.

I fatti:

Dopo innumerevoli telefonate, non potendo recarmi di persona, sono riuscito a prenotare una visita Neurologica per mia madre, ultra ottantenne e con seri problemi di deambulazione.

Ovviamente non è possibile prenotare online perché viaggiamo con una trentina d’anni di ritardo rispetto al resto d’Italia, né tanto meno provvedere al pagamento web e quindi, con il numero di prenotazione in mano, martedì u.s. mi sono recato presso il nostro nosocomio con l’intento di pagare anzitempo ai Totem.

Lei si chiederà, dove va un comune cittadino a pagare il ticket ai Totem in ospedale? Io, da ingenuo cittadino calabrese quale sono, mi sono recato al CUP e, dopo aver aspettato che la guardia finisse di parlare di calcio (non esiste al CUP un punto informazioni), ho chiesto dove fossero le “macchinette della provvidenza”.

Tutto molto ovvio; una all’ingresso principale dell’ospedale (qualche centinaio di metri passando nei sotterranei dell’Annunziata) e l’altro al terzo piano sopra il Pronto Soccorso (praticamente irraggiungibile per chi non sa muoversi nei meandri interni).

Bene, avendo la mattinata libera (ero di riposo martedì) mi avvio all’ingresso principale e affisso al Totem trovo un foglio di carta con su scritto “questo è fuori uso, provate al terzo piano lato P.S.”. Ovviamente non mi sono perso d’animo e dopo qualche altro centinaio di metri sono arrivato alla seconda e ultima macchinetta che trovo “SPENTA” (Display spento).

Un infermiere di passaggio mi dice che “prima funzionava e poi è andata fuori servizio”. Un disastro! Ma io il ticket dovevo pagarlo in qualche modo, per non arrivare sprovvisto dopo due giorni, e quindi ho pensato di tornare indietro al CUP, dai corridoi sotterranei per pagare agli sportelli, ma ad un certo punto, udite udite, mi sono trovato la strada sbarrata da una porta chiusa a chiave.

Non volevo credere ai miei occhi; ma se sono passato da qui mezz’ora fa, adesso cosa me lo impedisce? Mi è stato detto dagli astanti che l’unico modo per arrivare a destinazione era fare il giro dall’esterno (per l’occasione, anche sotto una leggera pioggerellina). In altri temini, il passaggio dal CUP verso l’ospedale è solo a senso unico. Mai stato così in passato, cose da pazzi.

E così ho fatto. Sono tornato indietro, sono uscito dal corridoio parallelo alla strada del nuovo P.S., ho raggiunto via Zara e sono rientrato al CUP (credo di aver fatto qualche chilometro in totale). Dopo circa un ora di fila (anche per le Intramoenia i tempi sono lunghi) sono riuscito a pagare anzitempo il dovuto. Alla fine della fiera sono entrato dal CUP alle 09:30 e ho finito verso mezzogiorno. Un calvario.

Fatto ciò mi sono chiesto come far arrivare mia madre in sedia a rotelle agli ambulatori di Neurologia, che sono esterni alla struttura ospedaliera e che annoverano diversi scalini nel loro tragitto (Come se fossero stanze adibite a chirurgia estetica e non a Neurologia).

Dopo aver disturbato e infastidito svariati medici, sono arrivato alla conclusione che l’unico modo per portarla a destinazione è quello di chiedere la cortesia di farmi entrare con la macchina all’ingresso del Pronto Soccorso, usare l’accesso laterale ai corridoi, salire in ascensore al primo piano e poi chiedere a Broncoscopia se ci lasciano attraversare tutto il loro reparto per arrivare agli ambulatori di cui trattasi che stanno dall’altro lato (ho chiesto e si può fare). Una follia…

Ovviamente per fare questa cosa dovrò portare qualcuno con me perché non mi fanno lasciare l’automobile dopo la sbarra del P.S. e quindi dovrò cercare parcheggio all’esterno, dopo aver lasciato malata ed aiutante ad aspettarmi. Purtroppo non c’è altro modo e quindi dovrò arrivare con molto anticipo, atteso che ho già speso mezza giornata del mio tempo per pagare il ticket.

Adesso Le chiedo ancora: è proprio sicuro che questi “circensi e artisti di strada”, che ha messo a dirigere l’Annunziata, siano in grado di svolgere il loro compito? Qui parliamo veramente dell’abc della conduzione che provare a regolamentarla sarebbe il minimo.

Mi piacerebbe che Lei in prima persona facesse sentire la Sua “voce”, oltre alla vicinanza agli anziani buttati per ore al CUP nella speranza di riuscire ad avere una prenotazione, agli ammalati lasciati sulle barelle in attesa di sistemazione, agli invalidi che non possono fare i chilometri che ho fatto io per una cosa che potrebbero fare tranquillamente da casa, a tutti coloro che vivono una situazione di disagio in ospedale che è sotto gli occhi di tutti tranne dei dirigenti che lo amministrano.

Presidente, La prego, faccia qualcosa di centro destra, faccia qualcosa di centro, faccia qualcosa…

Certo di averLe fatto cosa gradita Le porgo cordiali saluti.”

(Lettera firmata)